AC: Campo-Scuola diocesano

Molto spesso, nella vita degli adolescenti di oggi, capita di sentirsi incompresi, ultimi, emarginati. Allo stesso modo, tantissimi anni fa, doveva sentirsi un giovane adolescente, il piccolo Davide.

Ripercorrendo la storia della sua vita, alcuni giovani della diocesi sono riusciti ad immedesimarsi in essa grazie all’esperienza del Campo scuola tenutosi sul monte Faito dal 1 al 3 settembre organizzato dal settore giovani di azione cattolica della diocesi. Hanno capito che, anche se sei l’ultimo tra i fratelli, vieni scelto perché il Signore, per mostrare che ogni bene viene da lui, predilige sempre le cose piccole e insignificanti per attuare il suo progetto di salvezza.

Hanno guardato dentro loro stessi e hanno capito che, nonostante le difficoltà e le avversità, esiste una chiave capace di aprire ogni porta, capace di far capire loro chi sono davvero e che, come Davide, possono essere loro i veri protagonisti della propria vita.

Ma come, in che modo, si riesce a diventare protagonisti della propria vita? Affrontando le proprie paure, proprio come fece Davide sfidando il gigante Golia. Anche i ragazzi molto spesso si fanno carico di un’armatura per affrontare le paure ma, molto spesso, è proprio questa armatura che li soffoca, che li appesantisce, che li affanna. «Abbiamo confidenza con i demoni interiori, sappiamo che al momento giusto poi saltano fuori» e l’unica cosa che si possa fare è agire come fece Davide che disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato» e, togliendosi l’armatura, combatté il gigante sconfiggendolo. Solo così, solo essendo sé stessi, si riesce ad affrontare ogni avversità.

Una volta affrontata la paura ci si sente grandi, come i grandi re, ci si sente arrivati…ma è proprio in quel momento che si può cadere nelle tentazioni, nel peccato. Riflettendo sulle parole donateci dal nostro caro Vescovo Don Francesco, rischiamo di diventare ipocriti; di pensare in un modo e di agire in un altro…di “recitare” il Padre Nostro ma di non credere in quelle stesse parole. Anche i nostri ragazzi, come Davide, hanno toccato il fondo e chi più di lui può capirli? Così, in una vecchia neviera circondata da faggi secolari, in un clima di silenzio, hanno scavato nel proprio cuore cercando di capire cosa potesse essere «questo vuoto tra lo stomaco e la gola…voragine incolmabile». Come Davide ammise i propri errori davanti a tutti i membri della corte, così anche i ragazzi si sono liberati delle proprie colpe – della loro tensione evolutiva – bruciando, sotto un cielo stellato e dinanzi alle bellezze del creato, il proprio peccato.

E così, all’alba di un nuovo giorno, i ragazzi hanno capito che sono delle persone speciali, ma per motivi diversi da quelli che avevano ritenuto veri fino a quel momento. Abbiamo bisogno della natura che ci dà l’acqua e il vento per saziare il nostro corpo, ma allo stesso modo, millenni di tensione evolutiva non sono stati in grado di creare un uomo che non avesse avuto bisogno dell’Amore, di riempire quel vuoto che c’è tra la gola e lo stomaco. Hanno capito di aver bisogno del «sangue nelle vene» e che «ci vuole una ragione per sollevare le palpebre e non restare a compiangersi», che non devono arrendersi, che devono lottare per realizzare gli obiettivi prefissati e che, per fare tutto ciò, hanno bisogno di INNAMORARSI ogni giorno, ogni ora di più.

di Nicola Cavallaro Zuccoli