Pioggia, cielo coperto e forti venti: queste erano le previsioni del Quattro Febbraio. Contro ogni aspettativa, però, più di cinquecento ragazzi hanno fatto da sole in una giornata uggiosa e hanno urlato a squarciagola, contro quel cielo grigio, il loro essere gioiosi, il loro essere controcorrente per inseguire un sogno: COSTRUIRE LA PACE.
Chi lavrebbe mai detto, chi avrebbe mai pensato che più di venti Parrocchie si sarebbero riunite intorno ad un unico Altare, che così tanti ragazzi avrebbero mostrato agli altri, sempre con il proprio volto, il meglio di sé, che il sorriso e lamore sarebbero stati i protagonisti di un messaggio di speranza che il nostro stesso Arcivescovo ha indirizzato al cuore dei nostri giovani.
La pace non è un quadro astratto ma un progetto che può, anzi deve, prendere forma ogni giorno e non bisogna essere super-eroi per costruire e crescere insieme, per aiutare chi ne ha bisogno e camminare mano nella mano.
Non serve saper volare o essere invisibili perché basta poco per essere felici, ma soprattutto per vedere la felicità negli occhi di chi non si nasconde ,ma emerge tra la folla mostrando tutto il suo bene. Chi apre il proprio cuore è al nostro fianco, è quel ragazzo di unaltra parrocchia che balla e canta sulle note di una canzone, che fa dei gradini di una Cattedrale il palco per una grande esibizione. Ma lo spettacolo più grande è tra le mura di quellimponente edificio e racchiude il Mistero del corpo e del Sangue del nostro più grande Amico, che affascina e lascia a bocca aperta. Tale Meraviglia non ha paragoni , ma nonostante ciò ognuno ha dato il meglio di sé per mostrare al pubblico la propria idea di Pace. Ha racchiuso nei colori sgargianti dei lavori svolti la speranza, i sogni da realizzare e lumiltà per accettare laiuto da chi dallalto ci tende la mano e ci invita a seguirLO.
Riconoscenti di questo enorme regalo, accogliamo linvito e ci attiviamo per reagire e combattere per ciò in cui si crede e per riscoprire la vera bellezza del costruire la pace insieme.
La festa è finita ma le emozioni di quel giorno accompagneranno ogni ragazzo passo dopo passo e tutti saremo riconoscenti dellimpegno e del duro lavoro dei membri dellEquipe Diocesana che, ormai, da anni pone il Maestro come modello da imitare e soprattutto da far imitare. Come una grande famiglia seguiremo le orme del Padre per continuare questo grande progetto e siamo già pronti per rimetterci allopera. LACR chiama? NOI CI SIAMO. Ci siamo per andare fino agli estremi confini della Terra per offrire agli altri il bello di questa vita allinsegna del nome di Gesù.
di Raffaela DEL SORBO