Accoglienza: parola chiave del viaggio dei seminaristi in Sicilia

Bellezza, arte, tradizione, cultura, storia, sono alcuni dei tanti termini con i quali poter riassumere un’esperienza come la vacanza vissuta dall’8 settembre fino alla mattina di sabato 13 con il nostro vescovo, ma credo che ce ne sia uno che possa esprimere meglio di altri nel particolare questi giorni vissuti insieme: “accoglienza”.
Scelgo questa parola perché dice non solo di un viaggio, nel quale abbiamo avuto occasione di vedere posti nuovi, cattedrali, musei, opere d’arte, o nel quale abbiamo avuto la possibilità di mangiare bene e di gustare le note prelibatezze della pasticceria siciliana, ma la scelgo perché sottolinea e qualifica gli incontri fatti, le persone incontrate. In primis, la gioia del cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nell’accoglierci anche nella sua casa trascorrendo una piacevole serata in giardino, raccontandoci aneddoti della sua vita, del suo passato da formatore di seminario e delle emozioni legate all’ultimo conclave.
I seminaristi di Palermo e i loro formatori ci hanno accolti durante la settimana condividendo con noi la loro casa di formazione con grande ospitalità e semplicità, guidandoci anche alla scoperta della città. Non da meno è stata l’accoglienza che ci è stata riservata negli altri luoghi dove ci siamo recati: sia a Monreale, sia a Cefalù, sia a Piana degli Albanesi: i rispettivi vescovi mons. Michele Pennisi e mons. Vincenzo Manzella , diversi preti e seminaristi hanno dedicato il loro tempo per accoglierci con calore e forte spirito di fraternità.
Tutto questo ha, quindi, fatto da sfondo alla nostra vacanza che ci ha permesso di assaporare la ricchezza della cultura siciliana ricca di tradizioni, di costumi, di stili che sottolineano la variegata storia dell’isola che da sempre ha tenuto insieme diverse popolazioni che hanno lasciato la propria impronta e dato qualcosa di nuovo alla cultura e alla storia del paese. Segno forte di questa ricchezza è sicuramente la diocesi o meglio l’eparchia di Piana degli Albanesi, che ha la caratteristica di essere una chiesa cattolica ma con il doppio rito latino e greco-bizantino a servizio del popolo albanese che ormai da secoli abita in quei luoghi. Ma tanti altri sono i segni della particolare storia della Sicilia, particolarmente evidenti anche nell’arte dei mosaici bizantini di Monreale e Cefalù ricchi di significati e letture teologiche; nelle forme architettoniche come la facciata stretta tra due maestose torri del duomo di Cefalù che mostra la tipica architettura romanico-normanna nonostante le variazioni subite nel corso degli anni, uno stile che ha caratterizzato molto nei primi secoli, dopo l’anno mille, diversi edifici siciliani come anche la cattedrale di Palermo, stile che ha avuto anche diversi influssi islamici che ancora di più caratterizzano e rendono unici diversi monumenti.
Credo che il ben noto Cristo Pantocratore di Monreale racchiuda insieme con la sua maestosità la bellezza e la ricchezza dell’esperienza fatta: nel largo abbraccio che si estende in tutta l’ampiezza del catino absidale all’interno del duomo è segno dell’abbraccio e dell’accoglienza ricevuta da un popolo, dalla sua cultura, dalla sua arte, dalla sua bellezza e dalla sua gente.

 

di Luigi GARGIULO