Affido e Solidarietà Familiare

Alberi 14-15 Giugno 2014

Affido e solidarietà familiare. Questo il tema dell’ultimo incontro di formazione per gli operatori programmato dall’Ufficio diocesano di pastorale familiare per il primo semestre 2014.
Il tema è stato trattato da Marco Giordano, assistente sociale, presidente della federazione Progetto Famiglia, già responsabile di un’oasi casa-famiglia ed attualmente affidatario di una minore.
Il punto da cui è partito il relatore è la considerazione che la famiglia per trovare la sua compiutezza deve aprirsi alle altre famiglie: il progetto della famiglia è quello di intessere una rete di solidarietà con le altre famiglie.
L’affido familiare nasce proprio con l’intento di aiutare le famiglie in difficoltà. Certamente la soluzione preferibile sarebbe di aiutare la famiglia senza allontanare i minori, ai quali dovrebbe essere garantito il diritto di crescere e restare nella propria famiglia. Questo spesso non è possibile e non è facile perché, nonostante ci siano delle Istituzioni (Tavolo nazionale dell’affido e Consulta dell’Autorità garante per l’infanzia) che si occupano della tutela dalla famiglia e dei minori, le risorse, soprattutto umane, sono scarse. Il rapporto percentuale sul territorio, assistenti sociali-popolazione, è nettamente inferiore alle reali necessità, soprattutto nelle regioni del Sud Italia.
In questa complessa situazione l’affido costituisce un valido strumento di aiuto per i minori con famiglie in difficoltà.
Oggi il problema, apparentemente meno grave, ma molto diffuso, è quello della solitudine, di bambini poco seguiti, lasciati soli, in assenza di figure significative di riferimento. In questo contesto si inseriscono i bambini portatori di bisogni educativi speciali (Bes) che sono circa il 10-15%.
Per un bambino è fondamentale avere una figura educativa di riferimento per apprenderne lo stile di comportamento ma soprattutto per sviluppare il proprio modello operativo interno (Moi), che costituisce la mappa automatica (conscia ed inconscia) di orientamento relazionale con se stessi e con gli altri.
I bambini che per svariate ragioni non hanno potuto sviluppare adeguatamente o correttamente un Moi tramite la relazione genitoriale, hanno delle chance di “ristrutturazione” del proprio modello attraverso ulteriori relazioni significative alternative (maestra, nonni, catechista, ecc.). Ognuno di noi potrebbe essere il perno di una relazione significativa per un bambino portatore di Bes in una rete di solidarietà familiare.
Ma come si può promuovere questa solidarietà familiare ?
In primo luogo occorre avere ben chiaro che la solidarietà familiare presuppone la dimensione aggregativa, il mettersi in relazione con gli altri, pertanto non si addice alla “famiglia solitaria”.
La relazione che favorisce la solidarietà familiare è quella basata sulla parità e sulla mutualità ed è in grado di rispondere ai bisogni individuali in modo comunitario. Quel che manca nella società attuale è proprio il saper stare insieme: siamo in un’epoca di “analfabetismo sociale”.
Diventare famiglie solidali non è un qualcosa da eroi, è un dono possibile per ogni famiglia, basta partire da una rete di amicizie e reciprocità, anche in un piccolo ambito come il condominio o la parrocchia.
Il relatore ci ha lasciato con uno schema che riassume le tre componenti necessarie dell’aprirsi a questo dono: la riflessività, la responsabilità e la condivisione.
Al termine della mattinata è stata celebrata dal nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, in un clima di grande gioia, la santa Messa. Egli ci ha incoraggiato ed ha sottolineato la felice coincidenza della festa liturgica della SS. Trinità con questo incontro di famiglie, che della Trinità devono essere icona!
L’ultima parte dell’incontro, nel pomeriggio, è stata dedicata alla progettazione del lavoro dell’Ufficio di pastorale familiare. Sono state individuate alcune piste:
1.     Formazione e animazione dei gruppi famiglia nelle parrocchie.
 A questo proposito, l’Ufficio ha ribadito la propria disponibilità sia a fornire percorsi formativi già sperimentati, sia a recarsi nelle singole parrocchie che lo richiedano per “lanciare” la creazione di gruppi (genitori dei bambini che frequentano il catechismo, genitori di battezzandi, famiglie giovani, famiglie solidali, ecc.). Si sta lavorando anche a percorsi per coppie di separati risposati e per separati fedeli al matrimonio.
2.     Attivazione di centri diocesani di ascolto e supporto alle famiglie in crisi.
Accogliendo la disponibilità di famiglie che intendono mettersi in gioco, anche con un       impegno minimo in termini di tempo (ad es. 1 o 2 volte al mese), verranno attivati dei  centri cui le famiglie potranno rivolgersi per un approccio solidale, per avere ascolto e    amicizia, per ottenere indicazioni, nei casi più gravi, di strutture idonee ad affrontare patologie di vario genere.Ne è seguito un intenso dibattito ove ciascuno degli operatori presenti ha condiviso la propria esperienza.
Ne è emerso che:
–          è importante partire sempre dalle realtà e dalle esperienze già esistenti sul territorio.
Un primo “censimento” è stato fatto, ma saremmo grati a chi volesse segnalarci altre esperienze esistenti nel territorio diocesano, per rendere sempre più ricca la condivisione.
–          è necessaria una costante formazione degli operatori pastorali.
Riprenderanno, a partire da ottobre prossimo, le opportunità formative offerte dall’arcidiocesi. Gli argomenti che ci sono stati segnalati sono: genitorialità, comunicazione nella coppia, solidarietà familiare, pastorale dei separati e dei divorziati.
–          è fondamentale un preparazione remota al matrimonio.
All’inizio del prossimo anno pastorale sarà messo in rete il sussidio diocesano per la preparazione prossima al sacramento del matrimonio dal titolo “CHIAMATI INSIEME ALLA SANTITÀ”, tale lavoro è stato consegnato agli operatori presenti, al fine di ottenere un feedback teso a rendere tale strumento sempre più rispondente all’esigenze del territorio diocesano. Parallelamente a tale importante lavoro, è necessario che parta un percorso vocazionale di educazione all’affettività per i nostri giovani, che potrà svilupparsi in modalità differenti a seconda della fascia di età, facendo nascere magari dei gruppi di fidanzati che intendono approfondire la vocazione al matrimonio.
–          è importante seguire sin da subito le giovani famiglie.
Stanno nascendo in diocesi gruppi di giovani coppie che, dopo il percorso di preparazione al matrimonio, hanno espresso il desiderio di continuare un cammino di fede a misura di famiglia. E’ auspicabile che ve ne siano sempre di più!
Con i saluti finali è stato ricordato il prossimo incontro di formazione che si terrà, sempre ad Alberi l’11 ed il 12 ottobre prossimo sul tema della genitorialità. Relatori saranno i coniugi Maria Teresa Zattoni e Gilberto Gillini, esperti consulenti familiari.

Servizio diocesano di pastorale familiare