Chiesa in festa per i tre nuovi diaconi

Ancora una volta la cattedrale di Sorrento si è vestita a festa, sabato 27 settembre, per l’ordinazione diaconale di Antonio Parlato, Gaetano Staiano e Salvatore Iaccarino. Alle 19, sulle note di “Spera nel Signore” fa il suo ingresso in una chiesa stracolma la lunga processione di ministranti, seminaristi, diaconi permanenti, sacerdoti. Alla celebrazione, presieduta dall’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, hanno partecipato l’arcivescovo emerito, mons. Felice Cece, il vescovo di Teano-Calvi, mons. Arturo Aiello, l’archimandrita del monastero ortodosso di Corfù Makarios. Una cinquantina di sacerdoti hanno concelebrato la messa. Presente anche uno studente ortodosso, amico di Salvatore Iaccarino. Subito all’inizio della celebrazione mons. Alfano ne ha sottolineato il carattere gioioso per l’accoglienza di tre nuovi diaconi.

Dopo la liturgia della Parola, c’è stata la presentazione ed elezione dei tre ordinandi diaconi, a cui è seguita l’omelia di mons. Alfano. “Figlio, va oggi a lavorare nella mia vigna. Questa parola di Gesù, al centro della liturgia che oggi stiamo vivendo, ci riempie di stupore e permette a ciascuno di noi di comprendere chi siamo: siamo figli. Soprattutto in questa liturgia di ordinazione diaconale tocchiamo con mano il nostro essere figli amati, pensati, riempiti della potenza che noi non abbiamo ma che il Padre mette in noi con il suo Spirito. Figli uniti per sempre a Gesù”, ha detto nell’omelia il nostro pastore. “C’è un’urgenza nella vita quotidiana, nel cammino di un popolo di cui facciamo parte, nell’ansia di un’umanità intera che guardiamo esterrefatti come in questo tempo per le troppe sofferenze: quest’urgenza è il bisogno di essere spinti da quella parola: ‘Figlio, va…’. Carissimi Antonio, Gaetano, Salvatore – ha proseguito rivolgendosi agli ordinandi diaconi – questa parola oggi è anche per voi. Vi siete preparati a questo momento, attraverso sogni, desideri e progetti, ma anche attraverso la fatica e la concretezza di un sì quotidiano, che, riempiti della fiducia per il Padre, osiamo fare, facendo il passo senza nessuna presunzione, ma rimanendo figli”.

“Il Signore ci manda con urgenza. Com’è importante, allora – ha evidenziato il presule -, prendere sul serio questo invito del Signore, che è un dono da parte di Dio, ma che attende la nostra risposta. Risposta che non è sempre entusiasta, libera e consapevole”. Per questo, “oggi di fronte al sì di tre figli della nostra comunità gioiamo e siamo invitati a ripensare la nostra storia e a ritrovare le ragioni del cuore, della mente e soprattutto dello spirito per dire anche noi il nostro sì: sì, Signore”. Certo, “si può dire sì e poi non andare, il Signore ce lo ricorda: allora, non basterà l’impegno, la promessa, la disponibilità del cuore. Occorre che noi quotidianamente seguiamo Gesù come suoi discepoli. Solo in virtù di questo esigente e liberante discepolato potrete presentarvi anche voi ai vostri fratelli e sorelle a cui siete mandati per ricordare a tutti che siamo figli”. Sempre rivolto agli ordinando diaconi, mons. Alfano ha continuato: “Ricorderete con la vostra presenza, l’azione, la testimonianza quotidiana a tutta la comunità cristiana che ci potremo presentare agli altri come servi. Altro che privilegi. Paolo ci ha ricordato che Gesù ha rinunciato a ogni privilegio, facendo spazio vero, pieno, definitivo a ogni persona”. Paolo descrive “una comunità che in qualche modo ci rappresenta: entusiasta, che ce la mette tutta, che vuole seguire il Signore, ma che non riesce a vivere la comunione, che non è unita, che nelle relazioni fraterne, nei rapporti quotidiani pecca enormemente. E lo dico sottovoce, ma è così: anche per noi. Guai a nasconderlo”. Ma, allora, viene lo scoraggiamento? “No – ha affermato l’arcivescovo -, perché la missione ricevuta che ci supera viene da Lui ed è Dio che si fa garante. ‘Figlio, va oggi nella mia vigna’. Non è nostra la vigna, noi dobbiamo coltivarla, amarla, custodire nel cuore il dono ricevuto, avendo noi gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti di Gesù, come ci ricorda sempre Paolo”.

Solo “vivendo gli stessi sentimenti di Gesù”, “crescerà l’unità, la comunione, la concordia, l’unanimità. Non sono frutti di compromesso e nemmeno il risultato di un cammino intorno a qualcuno che più degli altri sa parlare, sa fare, sa agire”. Dunque, “avere gli stessi sentimenti di Gesù” significa “rinunciare al privilegio, lasciarsi guidare del Signore per vivere la vera umiltà che è abbassamento. In basso, sempre più in basso”. Questo non vuol dire che “siamo masochisti: amiamo la vita, vogliamo godere questo dono che Dio ci ha fatto, ma lo dobbiamo fare insieme. E finché ci sarà uno che è escluso, che è lontano o, addirittura, che è umiliato e calpestato da noi, ci illuderemo. Il Signore ci chiede questo abbassamento che resta un sacrificio”. La vera umiltà, ha ribadito mons. Alfano, è “abbassamento, fino alla croce. Noi mettiamo la croce in alto e non sbagliamo, perché questo abbassamento non ci distrugge, ma ci riporta al cuore della gloria di Dio. Solo Lui può innalzarci, riempire del Suo amore e renderci nella nostra miseria segno bello, luminoso, trasparente della carità senza limiti, che raggiunge tutti”.

Allora, ha aggiunto l’arcivescovo, rivolgendosi ai tre ordinandi, “accogliete con noi la parola di Gesù, lasciatevi guidare dal suo Spirito e diventate segno del Cristo che si dona a tutti. Abbiate coraggio di toccare nella vita quotidiana, da ora e per sempre, le piaghe di Cristo, la carne dolorante di Cristo. Abbiate il coraggio di portare la gioia della Pasqua, la gioia del Vangelo a chi ne è privo. E così aiuterete con il vostro sì quotidianamente ripetuto al Signore la Chiesa e la famiglia umana, di cui facciamo parte, ad aprirsi al disegno di Dio, ad accogliere il suo invito e a rendere questa vigna piena di frutti abbondanti di unità, di carità e di amore fraterno”.

Subito dopo l’omelia Antonio, Gaetano e Salvatore hanno risposto alle domande dell’arcivescovo, previste nel rito di ordinazione, assumendo sette impegni e promettendo filiale rispetto e obbedienza all’arcivescovo e ai suoi successori. Durante il canto delle litanie dei santi, i tre giovani si sono prostrati a terra. Al termine l’arcivescovo ha imposto le mani sul capo di ciascun eletto e ha pronunciato le preghiere di ordinazione. A questo punto Antonio, Gaetano e Salvatore sono diaconi: perciò, c’è stata la vestizione con gli abiti diaconali e la consegna da parte di mons. Alfano del libro dei Vangeli a ciascun ordinato. Infine, l’abbraccio e il bacio di pace, prima con l’arcivescovo, poi con gli altri diaconi presenti. A questo punto la messa è continuata, in un clima di grande gioia, con la recita del Credo e con la liturgia eucaristica. Al termine della messa c’è stato, sul sagrato della cattedrale, l’abbraccio della comunità festante ai tre nuovi diaconi.

 

di Gigliola ALFARO