Cristo non si può dividere, ma si può condividere!

Si è celebrata il 23 gennaio presso la chiesa concattedrale di Castellammare di Stabia “la celebrazione ecumenica” della Parola di Dio, che rientra nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a cui hanno partecipato la  Chiesa luterana di Torre Annunziata, rappresentata dal pastore Paolo Poggioli, la Chiesa rumeno ortodossa di Napoli con padre Simeone Desrobitou e la Chiesa cattolica con mons. Francesco Alfano, arcivescovo dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia.
Varie volte ad una stabiese come me è capitato di entrare in cattedrale, punto nevralgico della mia città, ma stavolta è stata una esperienza molto diversa. Seduta sulla panca, immersa in un clima di silenzio misto a fermento, attesa e curiosità, mentre il coro parrocchiale, guidato dal maestro Vincenzo Patierno, intonava il canto d’ingresso pensavo: “Quant’è bello cantare al Signore, trasformare in note e armonia l’amore sconfinato in Lui!”.
Riprendendo una tradizione inaugurata nel 1910 dal Consiglio ecumenico delle Chiese e sostenuta dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani questa Settimana di preghiera ha avuto il suo culmine nella celebrazione della Parola di Dio che ha coinvolto un gran numero di persone.
Il tema principale su cui i ministri delle varie Chiese hanno fatto la loro meditazione è stato “Cristo non può essere diviso”(1Cor 1, 13). Tre comunità cristiane apparentemente diversissime tra loro, in lotta in alcuni momenti della storia, che in certi periodi non riuscivano proprio a capirsi, come se fossero agli antipodi le une delle altre, eppure così simili, così paradossalmente affini. Il segreto sta nel mantenere e salvaguardare le proprie irrinunciabili peculiarità. Ma come si fa a superare sì grandi diversità?
“La risposta è sempre la stessa: Cristo”, ha detto mons. Alfano. Cristo è la stessa risposta per ogni domanda, la soluzione per ogni problema, l’ancora che attecchisce su ogni tipo di fondale, il freno che non si surriscalda e resiste all’acqua planning, il tetto che non crolla, l’estate che non passa, il docente che non si assenta, il padre sempre disponibile e l’amico onnisciente, l’amore eterno, l’unica certezza senza scadenza; Cristo è il minimo comun denominatore per tutti.
Non importa a quale confessione apparteniamo, la preghiera è sempre la possibilità di salvezza che non diventa tentazione di fuga ma convinzione che soltanto vivendo all’insegna di Cristo si possa vivere bene, solo vivendo con Lui e per Lui si possa superare il licenziamento, la fine di un rapporto, la perdita di legami e la morte di chi si ama. Ed è questo che conta, questo che accomuna le tre confessioni religiose in questione, che nonostante diversità di forma, contenutisticamente non potrebbero essere più uguali. E questo ha influito sul clima della serata: si aveva la netta e chiara sensazione di essere parte di un’unica grande famiglia comunitaria, un blocco unitario senza differenze (questo anche grazie anche ai due cantori ortodossi). Forse le barriere sono un artificio umano, o forse l’evoluzione di divergenze storiche ma l’azione dello Spirito Santo ha permesso la realizzazione di un momento di estrema condivisione, unicità e complementarità.

di Annunziata Fernanda (studentessa del Plinio Seniore)