Parrocchia Santo Stefano Protomartire, Capri

da Capri a Mont-Saint-Michel, Normandia.

Porta ancora il tuo nome, Michele, questa nuova avventura. Parola d’ordine quest’anno: Libertà. Lo zaino è un precario e sudato riassunto tra ripromesse di essenzialità e menzogne di bisogni indotti, unito a paure, dolori, desideri, scelte, affetti e speranze.

Parigi, poi la prima tappa: il silenzioso paesino di Domfront. Seduti ad una monca tavola rotonda, sulle note di “Je veux”, spudoratamente mi viene chiesto:- “Sei vivo?” Cerca la Verità! Assapora appieno senza rimandare il “qui e ora”, l’amicizia, la sensazione di casa e perfino l’ingombrante compagnia di te stesso. Considera valore il coraggio, sii grato e soprattutto, come il cieco Bartimeo, nostro alter ego in questo cammino, affidati! Lonlay-l’Abbaye e i perfetti giardini delle sue case, mi propone di affrontare lo sguardo esterno e la paura del giudizio.  Cosa “Dicono di me” con quel luogo stretto che è il mio nome? (Mai argomento cosi calzante in un posto come Capri). E’ necessario aprire la ferita rispettando ogni tappa di questo percorso, senza scorciatoie, per non ritrovarsi conti in sospeso. Ignora i primi dolori, devi proseguire. L’attesa conquista dell’acqua è una gioia bambina; giungiamo a Mortain. La testarda ricerca delle sue cascate, mi svela che ad uno sguardo superficiale corrisponde un fiume interiore, un mistero perfino per me stesso; “Le mie mille me” spogliano contraddizioni e inganni tra profili postati e nascosti. E in questo marasma chi mi aiuterà a capire chi sono: l’altro, chi mi ama veramente, pur uno solo che conosca un po’ la mia essenza. Isigny-le-Buat è il tempo per definire quello che sono, di mettere ordine, di dare un nome, per far parlare in me solo ciò che voglio.

Ricalcola ad ogni passo e pensiero il tuo centro. S. Michele insegna la necessità di sentirsi in battaglia, il coraggio della spada. I monaci, l’arte antica del combattimento spirituale, come metodo per diventare creature unificate (“monos”, unico). “Giovanna d’Arco”, ha “visto la Francia” perché ha ascoltato una voce e con passione ha lottato fino alla fine contro e a favore di un presente che fa soffrire. Proseguiamo. Per definizione anche noi siamo pellegrini; camminiamo a lungo “per ager”, attraverso i campi. Finalmente caldi abbracci, una viva sensazione di casa e una cena pronta ci attendono in una “gîte” a Bas Courtils, consolando l’immagine di un “Minuetto” di battaglie perse, tradimenti fatti e subiti e l’incertezza che la stessa condizione di cecità comporta. Quando, come Bartimeo, non basta più nemmeno “elemosinare amore”, è allora che non hai più alternative e, accantonando ogni orgoglio e coerenza, ciò che resta è gridare. “Ho bisogno di Te” per vivere una vita da vivo, è la preghiera davanti a quel monte, non più cosi lontano, illuminato non solo da una magica luna piena. L’arrivo a Mont-Saint-Michel è un sorprendente gioco di squadra di mani tese tra sabbie scivolose e fiumiciattoli, sotto lo sguardo di buffi montoni. La gioia, lo stupore, il sole insolito; l’alta e la bassa marea si alternano veloci come il caos delle nostre emozioni. Salite faticose, corse a perdifiato e un po’ di incoscienza. Turismo e spiritualità, fede ed esoterismo.  In vetta un panorama mozzafiato. Insieme a qualche sabbioso souvenir, custodiremo ad ogni passo del nostro presente così tanta bellezza? Come Bartimeo dopo la sua guarigione, riusciremo a scegliere di essere “quelli che restano” confermando il nostro sguardo? L’ispirazione è un attimo privilegiato, un momento di forte presenza a se stessi in cui, al contempo, qualcosa di “Altro” ti trova. Come la preghiera…Così è il cammino, il presente vissuto in pienezza che si estende luminoso e che ti si apre come dono.

Senti di vivere un’esperienza giusta, autentica, ricca di senso. Senti di vivere la Verità.  Senti di vivere.

di Giada Lembo