Dal diario di don Franco: Amman, 25 aprile 2019

Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa

Amman, 25 aprile 2019 ore 18.45

La prima parte del nostro pellegrinaggio si è conclusa questa mattina con la celebrazione della Messa nella cappellina delle suore che ci hanno ospitato a Nazareth. Abbiamo riletto il brano dell’Annunciazione, lasciandoci raggiungere anche noi dalla parola che Maria ascoltò qui nella sua povera abitazione e che la trasformò in Madre del Figlio di Dio.  Nonostante l’ora, di mattino presto a causa del viaggio che ci aspettava, c’eravamo quasi tutti, per il forte desiderio di non lasciare questo luogo così significativo senza metterci ancora una volta con Maria davanti al Signore, per pronunciare anche noi il nostro “Eccomi”  e disporci a fare nella nostra vita la sua volontà, da umili servi che scoprono ogni giorno di più il dono della vera libertà. È quello che ho avvertito ieri sera nella prima condivisione di gruppo: i numerosi interventi erano tutti segnati dalla gioia, dallo stupore, dalla gratitudine. In modi diversi, nel rispetto della storia personale, Dio ha già parlato a tutti noi: ascoltare il Vangelo qui dove si sono svolti i fatti che vi si narrano aiuta molto non sono a capirlo meglio, ma in modo speciale a vivere l’incontro con Gesù nella nostra storia attuale. Alcuni interventi mi hanno commosso intimamente e ho ringraziato il Signore, unica vera guida del nostro cammino non solo in questi giorni ma sempre!

Ci siamo poi Messi in viaggio per passare la frontiera ed entrare nella Giordania: le operazioni al confine non sono state semplicissime e ci hanno fatto così respirare un po’ della tensione che si vive in questi territori dove non c’è pace. Nel giro di poco tempo è cambiato tutto: il paesaggio più arido, il clima più caldo, le condizioni di vita della gente molto più semplici e persino povere. La sosta al luogo che ricorda il battesimo di Gesù è d’obbligo per tutti i pellegrini. La guida che ci accompagna, un musulmano di tradizione sunnita, ha insistito nel reclamare la paternità della sua nazione per il sito del battesimo del Signore, mentre gli israeliani la rivendicano dall’altra sponda del fiume, che segna la frontiera tra i due Stati. Confesso che ho provato tanta sofferenza nel cuore, dinanzi a un segno così forte vissuto da Gesù e ancora oggi non compreso ma strumentalizzato: Lui si è fatto battezzare, vincendo la resistenza di Giovanni, per riunire tutti gli uomini bisognosi di salvezza e di perdono, non per contrapporre i popoli che continuano ad odiarsi e farsi guerra. Quando abbiamo rinnovato gli impegni del nostro battesimo e ho asperso il gruppo con l’acqua del Giordano nel mio cuore c’era un profondo desiderio, diventato preghiera che ho espresso ad alta voce: che l’umanità incontri Cristo e cammini verso l’unità, grazie alla testimonianza gioiosa di cristiani che si lasciano raggiungere dalla novità della Pasqua e la trasmettono con una vita buona e bella!

Nel primo pomeriggio siamo poi giunti alla capitale Amman, con i suoi quattro milioni di abitanti e interi quartieri di profughi palestinesi, siriani, egiziani, irakeni: il pranzo in un ristorante tipico e la visita ai resti della antica cittadella ci hanno permesso di entrare un poco in più in un mondo tanto diverso dal nostro, ma amato da quel Dio che insieme adoriamo e invochiamo come Onnipotente, Altissimo, Creatore. Verrà il giorno in cui potremo anche testimoniarlo al mondo con la nostra collaborazione fraterna e solidale? La preghiera continua, nel silenzio del cuore…