Dal Diario di don Franco: Città del Messico, 16 ottobre 2017

Città del Messico, 16 ottobre 2017  Ore 4.00
 
Quante emozioni riempiono il mio cuore in questo momento! Sono ritornato in America Latina dopo 16 anni. Da parroco infatti ero stato più volte nel Sud America, per un gemellaggio che avevamo avviato con una comunità del’Ecuador. I ricordi riaffiorano alla mente e si sovrappongono l’uno all’altro senza interruzione, da quando usciti dall’aeroporto abbiamo fatto un piccolo giro in auto per il centro della città, fino alla piazza della cattedrale. Due cose mi restano impresse dopo tanti anni, come un tesoro prezioso che ha segnato la mia vita: la semplicità dei rapporti, vissuti con familiarità sorprendente, e la grande ricchezza dei poveri, alla cui scuola il mondo e la vita acquistano un valore molto più grande, profondamente diverso. 
 
Oggi il Signore mi dà la gioia di essere di nuovo qui, in un paese che non conosco ma che fin da subito mi è sembrato già noto ai miei occhi ma soprattutto al mio cuore. È come se fossi in qualche modo “ritornato a casa”! In realtà non è stato facile per me ritagliarmi questi dieci giorni per accompagnare Suor Mercedes e suor Domenica, due monache messicane venute in aiuto al nostro monastero di Adoratrici Perpetue in Castellammare. Hanno però insistito da tempo. Suor Mercedes ieri mi ricordava che ha iniziato tre anni fa a rivolgersi questa richiesta e non avendo ottenuto una mia risposta ha perseverato con la stessa tenacia della vedova del Vangelo. Mi sorprende sempre la fede genuina e concreta, capace di leggere tutte le vicende alla luce del disegno di Dio! Alla fine ho accettato di venire a conoscere da vicino la loro comunità per un forte senso di gratitudine. Sono infatti diversi anni che si alternano alcune monache messicane, tutte giovani ed entusiaste, nell’offrire il proprio sostegno alle loro consorelle di Castellammare, ma le due con le quali ho fatto il viaggio hanno scelto di restare in modo stabile con noi, senza far pesare affatto il sacrificio che le vede lontano dal loro paese e dalla comunità che le ha generate. È un segno bellissimo di comunione, che sta già portando i suoi primi frutti. Dopo tantissimo tempo infatti la comunità di Castellammare ha accolto una ragazza di S. Antonio Abate che, terminato un primo e fruttuoso discernimento, ha iniziato il noviziato proprio qualche settimana fa. Piccoli segni di una promettente rifioritura! 
 
Spero tanto che da questo viaggio possa nascere qualcosa di bello e di duraturo anche per la nostra Chiesa diocesana. Uno scambio di esperienze non potrebbe che arricchirci. Un gemellaggio tra comunità ecclesiali così diverse sarebbe uno stimolo forte per aprirsi ai doni dello Spirito e alle sfide dell’evangelizzazione che oggi tutti abbiamo davanti a noi. Un rapporto tra confratelli (vescovi, parroci e sacerdoti) potrebbe aiutarci ad avviare un confronto fraterno e fecondo, oggi tanto importate per quella formazione permanente che ci deve vedere sempre pronti a operare quella conversione necessaria e assumere uno tile di vita autentico e credibile, per essere costruttori del suo Regno nell’oggi della storia. Non so cosa sarà possibile, ma affido tutto all’intercessione della Vergine Maria, qui tanto venerata nel santuario di Guadalupe dove domani ci recheremo anche noi per celebrare l’Eucaristia. Intanto cerco di adattarmi al cambio di orario: la differenza di ben sette ore si fa sentire, ma rispetto alle altre volte sono riuscito a dormire fin dalla prima notte il tempo sufficiente per essere pronto ad affrontare questo “primo giorno in terra messicana”!