Dal diario di don Franco: Cracovia, 29 luglio 2016

Cracovia, 29 luglio 2016   Ore 22.25
 
Questa sera mi sento un po’ stanco, a differenza dei giovani che continuano ad affollare le piazze vicino all’albergo dove alloggiamo noi vescovi italiani. Camminano in tanti, dietro alle bandiere dei propri paesi. Cantano, danzano, salutano quanti incrociano per strada. Alcuni chiedono informazioni, ma spesso la lingua impedisce di comprendersi: i gesti, gli sguardi, altri accorgimenti consentono almeno di non restare indifferenti. È un popolo immenso, che sembra distratto e superficiale. Ma non lo è.
 
Ancora una volta, infatti, mi hanno stupito per le domande che hanno posto durante la catechesi del mattino. Affollatissima la chiesa dei Bernardini (ramo polacco della famiglia francescana), vicina a “Casaitalia” a cui tutti i gruppi italiani fanno riferimento in questi giorni. Erano tanti i giovani a voler porre domande che anche oggi non è stato possibile ascoltarli tutti. Bisognerà nel futuro trovare altre modalità di partecipazione, facendo in modo che ognuno di loro sia messo in grado di poter esprimere quanto porta nel cuore. Quesiti, dubbi, ma soprattutto testimonianze e richieste di aiuto: come capire quale strada prendere e quale scelta è la migliore per me? Resto davvero tanto stimolato, persino provocato dal loro atteggiamento. Mi interroga il loro silenzio, il desiderio di ascoltare chi è più grande per età ed esperienza. Non importa se poi faranno fatica a capire o a seguire. Ciò che conta è il mettersi in cammino, fidandosi di qualcuno che non si potrà mai sostituire ad essi ma che si rende disponibile a fare il viaggio insieme.
 
La pioggia, immancabile come ogni pomeriggio, è arrivata puntuale quando bisognava recarsi al parco Blonia per l’appuntamento con il Papa. Ci siamo bagnati tutti, anche noi vescovi costretti ad attendere a lungo per i posti di blocco prima di entrare nel settore a noi riservato. Il sole poi ha ripreso il suo prezioso e insostituibile servizio di illuminazione e riscaldamento, per la verità un po’ troppo lasciandoci quasi arrostire per il caldo eccessivo. Piccoli disagi, che nulla hanno tolto alla preghiera molto intensa durante tutta la Via Crucis. Le opere di misericordia corporale e spirituale hanno ispirato delle testimonianze molto concrete, con coreografie e manifestazioni artistiche molto giovanili, proponendo per la meditazione testi ricchi di provocazioni e di stimoli forti. Ma è stato soprattutto la meditazione conclusiva di Papa Francesco a interpretare i sentimenti di tutti e ancor più a sollevarli verso l’alto. È entrato nel cuore dei giovani invitandoli a far risuonare nel silenzio la domanda fondamentale, che nasce dinanzi al dolore immenso del mondo e che richiede una risposta personale di ciascuno. Da che parte sto? Scelgo di stare con Cristo crocifisso e quindi con il suo corpo sofferente? Tutti, non solo i giovani, siamo chiamati a rispondere…