Dal diario di don Franco: Lourdes, 7 ottobre 2019

Lourdes, 7 ottobre 2019   Ore 18.00

Sono in camera in attesa della cena. Gli orari dei pasti qui a Lourdes sono sempre anticipati, a causa delle celebrazioni comuni a cui partecipano i pellegrini. Vinco la tentazione di riposarmi un po’, per provare fin da subito a comunicare qualcosa di ciò che stiamo vivendo mentre muoviamo i primi passi del nostro pellegrinaggio diocesano. Provo così a riordinare le emozioni intense che porto nel cuore e a trovare il senso profondo di un’esperienza che ogni volta si presenta come se fosse nuova.

L’inizio del pellegrinaggio ha sempre una connotazione speciale. Ritrovarsi insieme, dopo la levata notturna. Salutare gli amici, molti dei quali si rivedono dopo un anno. Fare conoscenza con volti nuovi, scambiando qualche parola che aiuta a vincere l’inevitabile imbarazzo. Non è affatto un momento solo organizzativo e neppure un tempo da trascorrere nella frenesia dell’attesa. Al contrario, segna l’inizio vero e proprio del pellegrinaggio: lasciare il piccolo mondo che abitiamo quasi inconsapevolmente, con le sue abitudini consolidate e le radicate certezze che quasi senza volerlo ci chiudono alla novità dell’incontro con gli altri. Non è un esercizio facile, ma non c’è altro modo per uscire da se stessi e aprirsi a chi condividerà con noi un tratto di strada breve ma significativo. La premura dei volontari, le indicazioni dei responsabili, l’attenzione di ognuno verso chi mostra qualche difficoltà: tutto concorre a creare il clima giusto per l’incontro con il Signore. Anche il disagio del ritardo nella partenza dell’aereo si è trasformato in comprensione verso gli anziani e gli ammalati, che inevitabilmente hanno avuto bisogno di tempi più lunghi per prepararsi al volo. Insomma, una piccola famiglia si è messa in moto, dove tanti estranei o lontani si sono pian piano fatti prossimo l’uno all’altro.

Il primo atto ufficiale qui a Lourdes è stato il ritrovarci tutti insieme per l’accoglienza festosa, organizzata dai volontari: la moderna basilica di S. Bernadette ci ha favoriti nell’esprimere la gioia della festa. Cerchiamo ogni anno di non trascurare questo momento, sottolineando la bellezza e l’importanza del saluto fraterno. La breve presentazione del tema dell’anno ci ha poi messi nella condizione migliore per entrare subito nel clima spirituale con cui vivremo questi giorni: la beatitudine della povertà ci rimanda alla scelta di Dio di stare sempre dalla parte dei suoi figli più poveri. Amiamo noi i poveri come li ama Lui? E soprattutto, riconosciamo la povertà sia materiale che spirituale come la condizione preziosa per aprirci alla beatitudine dei discepoli che accolgono l’annuncio del Regno? Il grande cero che abbiamo acceso davanti alla Grotta, dopo un’intensa processione silenziosa, ha sigillato il nostro impegno di pellegrini, pronti ad ascoltare la voce del Signore che parlerà al cuore di ognuno di noi e ci mostrerà certamente la via da seguire per condividere LA GIOIA DEL VANGELO NELLA COMPAGNIA DEGI UOMINI.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie