Dal Diario di don Franco: Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 18 ottobre 2017

Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 18 ottobre 2017  Ore 5.00
 
La giornata di ieri è stata lunga e molto intensa. Non potevamo andar via da Città del Messico senza una visita al santuario di Guadalupe. Così ieri mattina ci siamo recati in questo luogo della città, molto caro non solo ai suoi abitanti e al popolo messicano ma anche agli altri popoli latinoamericani. Ci aspettavano al santuario un gruppetto di consorelle delle nostre monache Adoratrici che, essendo partite al mattino presto dal monastero di Coscomatepec, si sono unite a noi in questo piccolo ma assai significativo pellegrinaggio. È stata una gioia per ciascuna di loro rivedersi e riabbracciarsi, ma ancor più accogliere noi venuti per la prima volta da tanto lontano. Subito ci siamo recati in Chiesa, per pregare davanti all’immagine della Madonna qui venerata da secoli. La storia di questa antica immagine mi ha molto colpito. Juan Diego è un indigeno che dopo essere stato battezzato, nel 1530 vede per 4 volte la Santa Vergine su una collina che oggi si ritrova a ridosso del santuario e sulla quale anche noi siamo saliti con fede. Nessuno all’inizio gli crede, ma la Madonna assicurandogli un segno gli chiede di raccogliere delle rose che egli trova sulla collina nonostante la stagione non sia quella adatta. Raccolte le rose nel suo mantello si presenta al re che con grande meraviglia vede insieme a tutti quelli che sono con lui nel mantello aperto per mostrare le rose l’immagine della Madonna che oggi anche noi abbiamo venerato. Dunque si tratta del mantello di un indigeno, non creduto all’inizio proprio a causa della sua condizione. E di un’immagine non dipinta da mani d’uomo, con caratteristiche molto belle: il volto della Madonna, come quello dell’angelo ai suoi piedi, non è di una donna bianca ma meticcia; è incinta, dovendo dare al mondo una nuova creatura, il Figlio Gesù così come il popolo indigeno che si sta aprendo al Vangelo; il mantello della Vergine è impreziosito da 43 stelle piccole stelle, tante quante erano le costellazioni visibili in cielo al tempo delle apparizioni; sul suo vestito è raccontata sinteticamente la storia della salvezza; infine la tradizione vuole che tutti coloro che videro l’immagine impressa sul mantello di Juan Diego, quando egli la mostrò al re ignorandone l’esistenza e credendo che il segno promesso dalla Madonna fossero le rose da lui raccolte fuori stagione, nel volto della Vergine videro riflesso il proprio volto facendo così esperienza per primi di uno sguardo materno che continua ad attrarre milioni di persone oramai da quasi cinque secoli!
 
Mi sono raccolto anche io in preghiera davanti a questa immagine della Madonna, dapprima insieme a numerosi pellegrini che passano davanti al quadro ininterrottamente e poi da solo a una distanza più ravvicinata prima della Celebrazione Eucaristica. E anche io mi sono sentito guardato e amato, mentre affidavo all’intercessione della Vergine tutte le persone che mi hanno chiesto di pregare per loro e tutti quelli che il Signore nel mio ministero mi fa incontrare e mi ha affidato: sono il Popolo di Dio in cammino, sotto lo sguardo di Maria Madre di Gesù e della Chiesa, anzi di tutti i popoli e dell’intera famiglia umana! Ho potuto presiedere la celebrazione all’altare maggiore di questa grande e moderna basilica, tra numerosi pellegrini che la affollano a ogni ora del giorno: l’emozione forte mi ha fatto vincere presto l’imbarazzo nell’uso della lingua spagnola a me cara ma che non praticavo da anni. Nella breve omelia in italiano ho invitato tutti a passare, come esorta Gesù nel Vangelo del giorno, da una religiosità esteriore a una fede che coinvolge la vita e si fa condivisone generosa dei doni ricevuti gratuitamente, per essere discepoli-missionari che diffondono la Buona Notizia scegliendo con il Maestro di stare sempre dalla parte dei poveri!
 
Il pranzo offerto da un sacerdote amico delle monache, presso la Pontificia Università Messicana dove insegna Storia della Chiesa, e il lungo viaggio verso il monastero dove siamo stati accolti dalla comunità in festa quando oramai era già mezzanotte hanno riempito il mio cuore di gratitudine. Sono venuto fin qui aprendo l’orecchio a quanto il Signore avrebbe voluto dirmi e ora la sua voce risuona forte in me. Cercherò nei prossimi giorni di raccogliere nel silenzio la sua Parola e di farne tesoro per la mia vita. Sono certo che essa chiede a me e alla Chiesa di cui sono pastore qualcosa in più per diffondere ovunque e condividere con tutti quella “Gioia del Vangelo” che qui sto abbondantemente sperimentando!