Dal Diario di don Franco: Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 22 ottobre 2017

Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 22 ottobre 2017 Ore 5.30
 
Una giornata piena di sorprese, quella che ho vissuto ieri mentre il nostro viaggio in terra messicana si avvia alla sua conclusione. In compagnia di suor Mercedes e suor Domenica sono stato a Xalapa, capitale dello stato di Veracruz in cui si trova anche il monastero di Coscomatepec. È venuta con noi anche la superiora della comunità, suor Lucrezia, mentre sono rimaste a casa Imma e Michela desiderose di un po’ di riposo. Il viaggio è stato piuttosto lungo, circa tre ore di auto: abbiamo attraversato un fitto bosco, con una ricca vegetazione e piccoli paesi molto distanti l’uno dall’altro. Avevo espresso il desiderio di visitare questa città, piuttosto che recarci a Veracruz con la visita turistica sul litorale, per completare la conoscenza dell’ambiente in cui vivono le nostre suore. Infatti fino a pochi decenni fa esisteva un’unica diocesi in tutto questa regione, che aveva come sede centrale Xalapa. Nel giro di pochi anni sono state erette, in un territorio vastissimo, ben otto diocesi tra cui quella di Córdoba, nel cui territorio si trova il monastero, e quella di Orizaba, che abbiamo visitato nei giorni scorsi. Mi sono reso conto delle distanze, che occorre percorrere per incontrarsi, e dei mezzi di trasporto, l’auto o il taxi o per la maggior parte delle persone l’autobus, scelto per i vantaggi economici ma con tutti i disagi che comporta per il sovraffollamento e l’attraversamento di strade non sempre ben asfaltate. I piccoli paesi che abbiamo visto lungo la strada esprimevano bene la condizione in cui si trovano i loro abitanti, dalla modestia delle abitazioni alla povertà anche estrema piuttosto evidente. Alcune ragazze, per chiedere qualche spicciolo, offrivano i loro prodotti tendendo una corda ai due lati della strada all’interno del bosco: gesto rischioso e umiliante, che ha messo tanta tristezza nel mio cuore…
 
Siamo finalmente giunti a destinazione per l’ora di pranzo. Ci aspettava una comunità di monache benedettine, che le nostre suore conoscevano solo per sentito dire e che pertanto ben volentieri volevamo conoscere. L’ospitalità è stata accogliente oltre ogni previsione: ci hanno atteso alla porta di questo grande monastero, che si trova fuori della città e che occupa uno spazio enorme. La struttura è moderna, molto bella, di stile occidentale. Le monache ci aspettavano con gioia. Si erano informate sul sito della diocesi, per capire chi fosse questo vescovo italiano che veniva a visitarle. Subito ci hanno messo in contatto, tramite una video chiamata, con la comunità italiana del monastero di Bovile, a poca distanza da Casamari, di cui fanno parte. La piccola comunità è costituita da sei monache, tre messicane e tre italiane. In Italia invece ci sono diverse suore messicane, già professe solenni, che stanno completando la loro formazione insieme ad altre giovani in discernimento e alla comunità locale costituita, come da noi capita in tanti altri casi, da suore anziane. È stato bello salutare la madre badessa anche se solo per telefono e insieme a lei tutte le altre sorelle, che mi hanno fatto sentire accolto e benvoluto. La gioia ha caratterizzato dunque il nostro incontro, impreziosito dallo squisito pranzo preparato con cura dall’anziana cuoca italiana e concluso con un ottimo dolce che la sua consorella, anche lei italiana, ci ha offerto e che abbiamo gustato come una rara specialità. Durante la nostra conversazione mi ha molto colpito l’armonia che regnava tra di loro: il rispetto reciproco e la concordia mi sono subito apparse come la scelta fondamentale della comunità, che è ben integrata nonostante le differenze di cultura e di esperienza. Ho apprezzato moltissimo la disponibilità delle anziane suore italiane a vivere lontano dalla propria terra, senza far pesare l’inevitabile sacrificio che comporta l’adattarsi a un mondo tanto diverso dal proprio. E ho anche riconosciuto la delicatezza delle suore messicane, nel rispettare e amare le proprie consorelle per vivere l’unità e la comunione nello stile della regola benedettina. Ancor più bello è stato vederle dialogare familiarmente con le suore adoratrici: due carismi preziosi, con stili di vita tanto diversi ma che hanno consentito alle suore di accogliersi reciprocamente in un clima di vera gioia fraterna. Ho ringraziato il Signore di questo gradito e inatteso dono, che porto con me come un invito a costruire ponti e a stabilire relazioni più fitte per la testimonianza evangelica di quella novità di vita che può trasformare le persone e aprire la società a una vita più giusta e dignitosa.
 
La visita alla cattedrale di Xalapa, una città assai movimentata e segnata in modo vistoso dalla convivenza di quartieri ricchi accanto ad altri molto poveri, ha concluso la nostra giornata, prima del lungo e notturno viaggio di ritorno. La festa di una ragazza quindicenne, secondo le usanze locali che prevedono una preparazione catechistica e una celebrazione solenne per l’avvio alla maturità; la religiosità popolare e l’adorazione del Santissimo, che mai manca nelle cattedrali e anche in tante chiese parrocchiali; l’incontro con il giovanissimo vicario parrocchiale che ci ha accolti con rispetto e semplicità: tutto mi ha riempito il cuore di speranza e di gratitudine al Signore. Dinanzi alla tomba di un vescovo santo, vissuto ai tempi della persecuzione religiosa nella prima metà del secolo scorso e molto amato dal popolo, mi sono fermato brevemente in preghiera chiedendo di crescere nella santità per essere anche io, nonostante i tanti limiti, un “pastore con l’odore di pecore”!