Dal diario di don Franco: Nazaret, 22 aprile 2019

Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa

Nazaret, 22 aprile 2019 Ore 18.00

Primo giorno del nostro pellegrinaggio in Terra Santa: quante emozioni! Così forti da vincere persino la stanchezza, che non è affatto poca e che ci prende ogni volta che ci siamo fermati o ci siamo spostati da un sito all’altro. Il viaggio è stato lungo: ieri nel primo pomeriggio la partenza da Castellammare di Stabia in autobus verso Fiumicino, per le operazioni di imbarco e poi il volo notturno che ci ha portati a Tel Aviv dove siamo giunti alle 3.00 ora locale (qui sono un’ora avanti a noi). Siamo giunti a destinazione quando già albeggiava, verso le 5.30, ospiti di una casa delle Suore del Rosario a Nazareth: il tempo di sistemarci nelle camere e di rinfrescarci per poi fare colazione e subito partire per la visita che si è conclusa solo poco fa. Nessuno dei pellegrini si è tuttavia lamentato, nonostante i ritmi così sostenuti, tanto era vivo in tutti il desiderio di immergersi subito nella visita.

La fontana della Vergine, con l’unica antica sorgente che dava acqua a tutto il villaggio: la chiesa ortodossa che la custodisce ci ha permessi un primo impatto con questa Chiesa sorella che si prepara a celebrare la Pasqua domenica prossima e che quindi sta vivendo, a otto giorni di differenza dalla nostra, la Settimana Santa. La casa di Maria, custodita oggi nella grande basilica dell’Annunciazione: dinanzi alla scritta in latino sotto l’altare (“il Verbo qui si è fatto carne”) abbiamo tutti sostato in silenzio e in preghiera. Il sito archeologico che ha riportato alla luce il piccolo villaggio del primo secolo al tempo di Gesù, costituito da tante grotte ai piedi della collina: dinanzi ai segni di tanta semplicità e povertà il silenzio si è fatto più profondo ed è diventato stupore grato per la lunga esperienza dei trenta anni di Gesù in questa ordinaria quotidianità di periferia. Oh silenzio di Nazareth: mi sono ritornate in mente le parole qui pronunciate da Paolo VI, che nel primo viaggio di un Papa dopo duemila anni nella Terra dove tutto è iniziato indicava proprio nel silenzio un tesoro prezioso da riscoprire e custodire oggi in modo particolare. A Cana di Galilea poi abbiamo celebrato la prima Eucaristia del nostro pellegrinaggio, in un clima di grande raccoglimento che si è fatto più gioioso quando le numerose coppie del nostro piccolo gruppo di pellegrini hanno rinnovato le promesse del loro matrimonio!

Altra tappa bellissima l’abbiamo poi vissuta al Monte delle Beatitudini dove, dopo il pranzo, ci siamo soffermati a lungo per riascoltare il messaggio rivoluzionario di Gesù affidato alle folle e ai discepoli: lo spettacolo della natura, con il lago da sfondo e il giardino particolarmente curato, ha reso quelle parole ancora più sorprendenti, capaci una per una di scendere nel cuore e aprirlo al mondo di Dio. L’ultima sosta, sempre in riva al lago di Tiberiade, l’abbiamo fatta a Tabka, dove si custodisce la Chiesa del primato, con la “mensa Christi” che ricorda l’ultima apparizione del Risorto ai discepoli con il miracolo dei 153 grossi pesci e lo stupendo dialogo tra il Signore e Simon Pietro. “Mi ami più di costoro, mi ami, mi vuoi bene”?: alla risposta umile e sincera dell’apostolo (“tu lo sai che ti voglio bene”), Gesù reagisce affidandogli il compito di pascere i suoi agnelli e di pascolare le sue pecore. Non sarei più andato via: in riva al lago ho riascoltato la Parola che accompagna e guida il mio cammino oramai da tanti anni e che apre ogni mia giornata. Sono pronto, Signore, a fare ciò che mi chiedi, nonostante la mia debolezza che tu ben conosci! Non cerco altro che fare la tua volontà, anche quando mi costa! Allargo le braccia e il cuore, per farmi portare dove io non voglio: ciò che conta è soltanto seguire Te, mio unico Signore!