Dalle tenebre alla luce

 
La sera di sabato 23 maggio, entrando dopo tanto tempo nella splendida chiesa di San Francesco a Quisisana, tanti ricordi lieti sono riaffiorati alla mia memoria, quando da bambino con mia madre venivo in questo luogo di francescana letizia, ammiravo davanti alla chiesa, intatte, le preziose maioliche con le immagini e i versi della Passione di Cristo. Ma, misto alla gioia, ho provato un senso di tristezza, come davanti ad uno dei tanti specchi di cose perdute della nostra Città! Questa sottile malinconia, però, presto si è dissolta, lasciando il posto alle meravigliose suggestioni di una veglia di Pentecoste diversa dalle altre vissute insieme, parroci e fedeli dell’unità pastorale della collina, negli anni passati.
C’è da dire, innanzitutto, che, ispirandoci a Papa Francesco, su indicazione della Cei, questa veglia è stata dedicata ai martiri del nostro tempo, uccisi per il solo fatto di essere cristiani!
Il tema della veglia è sintetizzato nell’espressione: “Dalle tenebre alla luce”, che poi, a ben riflettere, è l’opera nascosta ma instancabile dello Spirito: spesso per superficialità o piuttosto per un rassegnato pessimismo, non la vediamo e non la riconosciamo.
Perché, è vero, esistono le tenebre e, nella semioscurità della chiesa, ce ne sono state date tre testimonianze: di un vecchio abbandonato in una casa, si fa per dire, di riposo (cfr. allegato 1); di un giovane africano del Gambia che dopo tante dolorose vicissitudini, dalla Libia, su uno di quei barconi tristemente famosi, è approdato qui da noi (allegato 2); infine (attraverso un powerpoint con immagini fin troppo eloquenti, accompagnato dalla canzone “Pensa” di Fabrizio Moro, https://www.youtube.com/watch?v=zM_MEAijeu0) del degrado, dell’incuria e della violenza del nostro territorio. Ma non è cristiano fermarsi a queste cose, come alle tante tenebre che avvolgono il mondo, senza la luce di Cristo, portata simbolicamente dal cero pasquale, senza la fiamma dello Spirito Santo! Perciò alle testimonianze di tenebre, si sono opposte altrettante testimonianze di luce: quella di una giovane ex prostituta che, nel carcere, insieme alla ritrovata fede in Gesù Cristo, ha riscoperto la speranza e la dignità (allegato 3); quella di una mamma che, colpita da un male terribile, ha voluto dare alla luce il suo terzo figlio, dopo che i primi due, appena nati erano passati da un suo fugace abbraccio a quello eterno del Signore: a 28 anni questa mamma ha riabbracciato per sempre i primi due figli, dopo aver lasciato al terzo una commovente lettera testamento (cfr. allegato 4)! L’ultima testimonianza è stata quella di don Pino Puglisi, ora beato, che guardò con un sorriso il killer che gli puntava la pistola assassina, solo perché cercava di sottrarre tanti giovani ai tentacoli della mafia, nel quartiere di Brancaccio a Palermo (video:
A questo punto, dopo la Sequenza allo Spirito Santo, è stato proclamato, con mia iniziale sorpresa, il brano del Cieco Bartimeo, tratto dal Vangelo di Marco. Nell’omelia di don Mario abbiamo tutti compreso il senso di questa scelta: anche noi, dalla nostra rassegnata cecità, di fronte alle realtà tenebrose esistenti dentro e fuori di noi, dobbiamo, come Bartimeo, gettare via i mantelli logori di una colpevole acquiescenza ed andare con umiltà da Gesù per chiedergli con forza e insistentemente di poter vedere con chiarezza le cose. Il Signore certamente ascolterà il nostro grido e lo Spirito ci darà la forza per agire.
In conclusione, dopo il saluto a Maria con il canto del “Regina Coeli” e la benedizione finale, ci è stato offerto dal personale dell’Oasi San Francesco un piccolo rinfresco per suggellare in fraternità ed allegria una serata indimenticabile.

 

di Gino PALUMBO