Fatima Primo Giorno: Lisbona

Mons. Alfano a Lisbona: lasciarsi guidare dal Padre

 Giovedì 10 luglio la prima giornata del pellegrinaggio diocesano in Portogallo. La prima tappa è la capitale, Lisbona, con la visita alla cattedrale, alla Torre di Belem, la chiesa di Santa Maria Jeronimos, la casa dove la beata Giacinta fu ricoverata e dove ricevette delle apparizioni in via de l’Estrela, la casa di Sant’Antonio e la chiesa di Sant’Antonio, dove l’arcivescovo, mons. Francesco Alfano ha celebrato la messa.
 
 Nell’omelia il presule ha osservato come “il primo impatto in questa terra siano stati i bambini”, Giacinta e Antonio. “Il luogo dove fu ricoverata la piccola Giacinta ci ha parlato della sua sofferenza. Attraverso la visita della Madonna  la beata si è aperta a questo mistero – ha affermato l’arcivescovo -. Poi, la casa dove nasce il bimbo Antonio che nella sua crescita scopre di essere chiamato a qualcosa di grande e risponde tuffandosi nella mistero dell’amore di Dio. Tutto ciò ci dice che Dio è un Padre, che considera il suo popolo come un bimbo che deve crescere. Dio ama questo suo figlio e lo mette in condizione di crescere bene”. Mons. Alfano ha ricordato l’invito di Gesù a diventare come bambini e a riconoscersi come figli che si lasciano guidare e aiutare nella crescita. “Giacinta e Antonio si sono fatti aiutare. E noi? Tutto il popolo di Dio deve farsi aiutare”. Di qui l’invito a “riconoscere che la nostra vita è preziosa se accettiamo l’amorevole guida paterna del Signore, che si commuove come una mamma, sente tenerezza profonda, ha un disegno per ognuno di noi”.
 
“Nell’Eucaristia – ha proseguito – il nostro pensiero va ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, a coloro che sono in crescita in un momento come quello attuale, in cui sentiamo forte la responsabilità di trasmettere non tanto quello che pensiamo sia giusto, ma quello che Dio chiede: i valori fondamentali della vita, l’affetto, l’amore fraterno, la tenerezza, il sacrificio, la compassione, per rispondere alla vocazione a cui Dio ci ha chiamati”. Questo aspetto “qui lo viviamo in modo particolare: Antonio ha scoperto che Dio lo chiamava in qualcosa di più. Abbiamo sentito Gesù nel Vangelo: chi risponde al Signore non può fermarsi a se stesso”. A questo punto l’arcivescovo ha raccontato alcuni tratti della storia di Sant’Antonio. “Chi accoglie la chiamata del Signore – ha ribadito il presule – deve uscire da se stesso. Papa Francesco ci sta continuamente invitando a farlo. Una Chiesa in uscita per andare laddove ci sono fratelli. Gesù dice ai suoi discepoli di andare lungo la strada per annunciare con la vita che il Regno dei cieli è vicino”. “I pastorelli – ha, quindi, fatto notare l’arcivescovo – erano poveri, Antonio no, ma si è fatto povero perché chi segue Cristo rinuncia a sé per mettersi al servizio degli altri. Il Signore ha mandato Antonio in Italia e anche oltre per annunciare che un mondo diverso è possibile, costruendo rapporti veramente belli. È la missione della Chiesa e noi chiediamo al Signore in questo primo giorno di pellegrinaggio fi essere capaci di fare altrettanto, come impegno verso le nuove generazioni: essere testimoni del Signore con la nostra vita, figli che amano il Padre andando incontro ai fratelli”.
 
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