Consiglio Pastorale Diocesano

Giuseppe, modello di discernimento

Seduta del 15 dicembre 2018

Sabato 15 dicembre 2018 presso la Casa di spiritualità “Armida Barelli”, il Consiglio Pastorale Diocesano ha vissuto una mattinata di spiritualità riflettendo sul brano evangelico di Giuseppe “il Giusto” (Mt 1,18-25), guidati nella meditazione da don Lino D’Onofrio della Diocesi di Nola, ex Vicario Generale ed ora parroco.

Non è magia ma è lo Spirito Santo che agisce e che trasforma un gruppo di persone giunte ad Alberi per il consiglio diocesano in un gruppo di amici più che di consiglieri, che trovano attorno alla Parola il tempo e l’intimità giusta per condividere cose importanti. La mattinata di sabato 15 dicembre è stata un vero dono. Abbiamo meditato la Parola, abbiamo pregato con lo sguardo fisso su Gesù Eucaristia. È stata una boccata d’aria per tutti noi in quanto persone, con tutta la vita che ci attraversa, e in quanto consiglieri diocesani. La pagina di Vangelo scelta racconta di Giuseppe il giusto e con don Lino abbiamo riflettuto sul tema del discernimento.

Discernere è intravedere con gli occhi di Dio. Anche come consiglio dobbiamo vivere “il movimento” del discernimento, è necessario per non inaridirci e per non perderci solo nelle cose da fare, perché spesso potrebbero non essere il bene della nostra Chiesa Diocesana, e per non farci trascinare giù dallo scoraggiamento e dallo sconforto quando le cose non vanno come vorremmo. È vero il discernimento è un continuo movimento perché ci chiede, da un lato, di leggere la storia che attraversiamo, dall’altro, di collocarci in questa storia e capire dove il Signore vuole condurci. Dobbiamo avere il coraggio di scegliere ciò che vale di più perché nel di più c’è Dio, dobbiamo stare nell’impossibile di Dio e per farlo dobbiamo fidarci di Lui. È stato importante per noi consiglieri confrontarci sull’importanza dell’oggi e delle realtà che oggi viviamo; siamo chiamati ad innamorarci di queste realtà, della nostra Chiesa, anche se tante volte gli obbiettivi sembrano irraggiungibili. Dobbiamo innamorarci del percorso fatto e che faremo perché questo è il vero dono che ci fa il Signore.

di Benedetta Martone

Nella mattinata di spiritualità per il Consiglio pastorale, don Lino D’Onofrio ci ha fornito numerosi spunti di riflessione riguardanti sia la sfera personale che quella comunitaria, anche in relazione al delicato servizio che siamo chiamati a svolgere nella comunità ecclesiale.

In particolare è stato evidenziato il turbamento di Giuseppe, che è anche il nostro turbamento rispetto a ciò che sappiamo di dover fare e ciò che il nostro cuore ci chiede di fare, nel sapere cosa dover fare e non riuscire a realizzarlo e in tante nostre analisi che finiscono in molti proponimenti ma in poche decisioni reali. Questo nostro discernimento non è un semplice discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male o tra ciò che è opportuno o non opportuno, ma “è scegliere ciò che vale di più, perché è quel che vale di più che è nel disegno di Dio e perché non sempre ciò che vale di più appare come il bene possibile”. Questo nostro discernimento personale, “capire dove io sono rispetto alla storia”, sfocia in un discernimento comunitario: “capire dove Dio vuole portare la storia”. A tal proposito, Don Lino ci ha messo in guardia sul grande pericolo che corriamo della “vanificazione dell’oggi”: talvolta noi siamo tra una nostalgia di ciò che è stato e un sogno di ciò che potrebbe esserci, trascurando la necessità del fare e del fare ora. Pertanto, il Consiglio Pastorale Diocesano non deve ragionare con parametri aziendali con il rischio di fare proposte ma non scelte concrete, bensì deve operare un autentico discernimento per “vedere con gli occhi di Dio, stare nell’impossibile di Dio, ascoltare la fedeltà di Dio che si pronuncia ogni volta nella nostra vita”.

di Tommaso Savarese