Gli auguri di Natale in Curia

Scambiarsi gli auguri per Natale pregando. Lunedì 22 dicembre l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, monsignor Francesco Alfano, ha condiviso un momento di preghiera con le persone che lavorano in Curia, in occasione del Natale. L’appuntamento è stato alle 12, nella Curia di Castellammare di Stabia. Ha partecipato anche l’arcivescovo emerito, monsignor Felice Cece.
 
L’incontro è stato aperto dall’introduzione del vicario generale, don Mario Cafiero. Poi si è pregato con i Salmi. La Lettura è stata tratta dal primo libro di Samuele, quando Anna porta con sé il piccolo Samuele, di tre anni, al Tempio.
 
“Ci ritroviamo insieme per pregare – ha sottolineato monsignor Alfano – e questa è una cosa bella e buona perché ci fa riscoprire quello che ci unisce: è il Signore che ci chiama. Ritrovarci in Curia e pregare dà forza al servizio che offriamo. Lavoriamo qui per aiutare la comunità diocesana nel suo cammino”. La preghiera, ha aggiunto l’arcivescovo, “ci fa entrare direttamente nel dono che Dio ci ha fatto: l’essere uniti”. Infatti, “ritrovarci anche per un breve momento nella preghiera ci riporta alla verità della nostra vita e della missione che ci è affidata e che ci porta al cuore della nostra esperienza di Chiesa”.
 
Monsignor Alfano ha fatto riferimento alla lettura, tratta dal libro di Samuele: “Troviamo una famiglia che riconosce nelle sue difficoltà la visita di Dio. Anna porta al tempio Samuele, dopo aver supplicato per anni il Signore. È riconoscente e grata. Ecco come cresce la famiglia nella fede e nella testimonianza. Anche noi dobbiamo imparare a leggere il segno del passaggio del Signore. E chiediamo al Signore di essere una Chiesa unita, serva, testimone”. Dio non solo ci fa visita: “Samuele, il figlio che Anna riceve, sarà profeta – ha ricordato l’arcivescovo -.Il Signore, dunque, supera le nostre aspettative e le nostre richieste”.
 
“A noi – ha osservato il presule – viene chiesto di collaborare al progetto del Signore. La Chiesa deve testimoniare la bellezza di essere uniti nella varietà. Se riconosciamo i doni di Dio, impariamo a lavorare meglio insieme”. Non solo: “Anna riconosce che il figlio non le appartiene, ma è del Signore. Si lavora meglio se nessuno di noi si sente padrone: dobbiamo portare la novità che ci è data da Dio per costruire una società sana. Abbiamo una grande responsabilità. Non siamo migliori di altri, siamo figli e fratelli. Offriamo le nostre competenze e la nostra passione per metterle al servizio degli altri e crescere insieme come Chiesa. Oggi in mezzo a noi passa il Signore e ci mette in condizione di aprire le porte verso chi è ai margini e non gioisce”.

 

di Gigliola ALFARO