I giovani, e non solo, al Cammino dell’Angelo a Monte Faito

Si rinnova anche quest’anno, tra il 31 luglio e il 1° agosto, il pellegrinaggio al Monte Faito, intitolato il Cammino dell’Angelo. L’iniziativa nasce nel 2006 per iniziativa di don Catello Malafronte, rettore del santuario San Michele al Faito, e di alcune associazioni (Agesci, Gruppo del Rinnovamento, Club alpino italiano – sottosezione di Castellammare di Stabia e Gruppo Terre Alte della sezione di Napoli) con l’intento di rinnovare l’antico culto per l’Arcangelo Michele sul Monte Faito e di riscoprire in tutti i suoi aspetti, storici e naturalistici, una montagna, che da sempre è stata legata alla vita economica e religiosa delle genti della Penisola Sorrentina. Esso riprende, infatti, l’antica tradizione devozionale per l’Arcangelo, nata nelle nostre terre fin dal VI secolo allorquando, ad opera del vescovo San Catello e del monaco Sant’Antonino, fu edificato un piccolo oratorio in legno dedicato all’Arcangelo Michele sulla sommità dell’allora Monte Gauro.
Quest’anno il programma prevede la partenza del pellegrinaggio da Castellammare, Pimonte, Vico Equense, Angri e Napoli la mattina del 31 luglio, dalle ore 6 alle ore 8, a seconda della distanza dal Faito. L’arrivo è previsto tra le ore 13 e le 14. Nel pomeriggio alle 16,30 la cerimonia di donazione dell’olio a San Michele Arcangelo, offerto dal comune di Angri. Seguirà il convegno “Uomini di montagna, pellegrini di fede: il fuoco e la montagna”. Don Catello Malafronte, docente di Sacra Scrittura e rettore del santuario, affronterà il tema “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo (Es 3,3). Il simbolismo del fuoco nella Bibbia”, Onorio Di Gennaro, già consigliere centrale Cai e vulcanologo honoris causa, “Montagne di fuoco, montagne di cultura”. Modererà Vincenzo Di Girolamo, responsabile per il Centro Sud del Gruppo Terre Alte. Il convegno analizzerà l’aspetto biblico-teologico e scientifico-antropologico del rapporto “fuoco-montagna”. La relazione di don Catello Malafronte si incentrerà sul fatto che “la montagna e il fuoco sono il luogo della manifestazione di Dio. Inoltre, il fuoco e la montagna sono legati al culto micaelico. Infatti, quando l’arcangelo Michele apparve ai patroni di Sorrento e Castellammare di Stabia, Sant’Antonino e San Catello, rifugiati sul Monte Molare al Faito, disse loro di costruire un tempio laddove vedevano ardere un cero – come spiega lo stesso don Malafronte -. Di Gennaro, che ha visitato tutti i vulcani del mondo, approfondirà l’aspetto più antropologico-scientifico”. Il tema generale, spiega ancora don Catello, “Uomini di montagna, pellegrini di fede”, vuole ricordare che “noi ripercorriamo le strade che gli uomini del passato hanno fatto, ma che sono anche mete di pellegrinaggio perché sul Faito ritroviamo le nostre radici cristiane e antropologiche”.
Al termine del convegno sarà scoperta la lapide sulla parete della Roccia della Memoria per ricordare padre Antonio Vivoda, frate conventuale eremita sul Faito. Alle 20 la fiaccolata dal santuario alla Grotta di San Catello. Poi un momento di festa.
C’è, quest’anno, una novità che riguarda i giovani. Parteciperanno al Cammino, infatti, anche i ragazzi della diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia. Per loro l’appuntamento è sempre il 31 luglio, ma alle ore 20,30 a Vico Equense, nella parrocchia dei Ss. Ciro e Giovanni. Il raduno sarà guidato dal Servizio diocesano di pastorale giovanile. Sono previsti un momento di festa e di preghiera e la benedizione del nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano. Alle 22 la partenza per il santuario. “Con gli zaini in spalla – spiega il responsabile del Servizio diocesano di pastorale giovanile, don Nino Lazzazzara – cammineremo tutta la notte, seguendo dei vicoletti tra Seiano, Fornacelle, Arola e da lì proseguiremo sulla via normale. Dovremmo arrivare al santuario di San Michele al Faito per le 5 del mattino, in tempo per le Lodi e la Messa presieduta dal nostro arcivescovo”. Secondo don Nino, “questo pellegrinaggio dei giovani al santuario di San Michele al Faito è un po’ una metafora della vita di tanti ragazzi, che ‘camminano nel buio’ tra tante difficoltà. Nel pellegrinaggio, seguendo le orme della fede e della storia, vogliamo andare verso l’alba di un nuovo giorno per un presente e un futuro migliore. I giovani, infatti, malgrado i problemi e le incomprensioni, vogliono uscire fuori da queste situazioni e cercare un giorno nuovo dove affrontare i problemi”. I giovani cammineranno tutta la notte, scortati da una ambulanza, per ogni evenienza, da Arola in poi. “Nel pellegrinaggio, passo dopo passo – chiarisce il responsabile del Servizio di pastorale giovanile – scopriremo qualcosa in più di noi stessi, degli altri, di Dio. Ci sarà, poi, l’arrivo al Monte che è il luogo della teofania di Dio”. Quest’anno è la prima volta che i giovani della diocesi partecipano al Cammino, ma non sarà un caso isolato: “Questo pellegrinaggio si ripeterà anche nei prossimi anni – dichiara don Lazzazzera – come appuntamento fisso della Pastorale giovanile, come è attualmente già la Notte Bianca dello Spirito. Inoltre, è stato inserito nel nostro percorso triennale di preparazione verso la Gmg di Cracovia del 2016: infatti, oltre a momenti formativi che noi facciamo durante l’anno, sono previsti anche pellegrinaggi a luoghi della fede. Con questo pellegrinaggio al santuario di san Michele al Faito così valorizziamo le nostre tradizioni religiose”.
Venerdì 1° agosto alle 5,30 si celebreranno le Lodi, aspettando l’alba. Alle 6,30 la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Alfano. Seguiranno adorazione e benedizione eucaristica sul sagrato del santuario. Alle ore 9 un’escursione-pellegrinaggio al Monte Sant’Angelo ai Tre Pizzi (Molare), antico sito del santuario costruito dai santi Catello e Antonino. Alle 20 la festa alla casa del giovane “Don Orione” con lo spettacolo musicale “Il Giullare di Assisi”.
 
Un po’ di storia. Il culto di San Michele presso l’antico santuario che sorgeva sulla sommità del Molare, vetta più alta dei Monti Lattari, rimase assai vivo fino al 1863, quando il capitolo Cattedrale di Castellammare fu costretto a trasferire la Statua dell’Arcangelo Michele, nella Cattedrale di Castellammare di Stabia. A quel tempo i Monti Lattari erano infatti infestati dai briganti i quali ben presto scassinarono la porta del Tempio per utilizzarlo come loro rifugio. In breve tempo il Santuario cadde in rovina fino a scomparire quasi ogni traccia di esso sulla sommità del Monte. Fu nel 1937, per iniziativa dell’allora vescovo mons. Emanuel e grazie all’entusiasmo di numerosi benefattori (Rag. Sciarretta, Comm. Sagliocca e tanti altri) che iniziò la costruzione del nuovo santuario sul vicino Monte Cercasole, ultimata il 24 Settembre 1950 quando fu consacrata la nuova chiesa. In due occasioni, nel 1558 e nel 1782, i pellegrini potettero assistere all’evento miracoloso della manna che scaturì copioso dalla statua dell’Arcangelo. Il culto micaelico ha in Italia meridionale origini antichissime e quello del Monte Faito risulta essere tra i più antichi in assoluto. Esso si diffuse in particolare fra i popoli Longobardi che si erano stanziati nel Meridione d’Italia. Ed è qui che sorsero numerosi luoghi di culto dedicati all’Arcangelo: chiese e cappelle votive sulle cime dei monti, sulle alture, in cavità rupestri e dedicazioni a sorgenti di acque, molto spesso sugli stessi luoghi ove sorgevano antichi templi pagani. Tra questi, il famoso santuario di San Michele al Gargano, risalente al VII secolo. Il nostro pellegrinaggio al santuario di San Michele avverrà da tre diverse località: Castellammare di Stabia, Vico Equense e Pimonte.

 

di Gigliola ALFARO