I responsabili degli Uffici comunicazioni campani incontrano mons. Pompili

L’incontro con monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, ha inaugurato martedì 4 novembre a Pompei il terzo ciclo di seminari organizzato dal Settore per la Cultura e le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale campana. Un progetto quinquennale con due obiettivi: offrire a medio termine gli strumenti necessari per una pastorale organica della comunicazione, attraverso l’integrazione delle risorse presenti nelle diocesi campane, e a più lunga scadenza promuovere la comunione tra le diocesi campane, secondo lo stile dell’ecclesia, la comunità comunicante.
 
Un percorso lungo e non privo di difficoltà, poiché per le diocesi campane si tratta di una novità, ma monsignor Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania e delegato episcopale per la Cultura e le Comunicazioni sociali della Cec, pur prospettando “la crescita nella coesione del lavoro avviato”, si è detto soddisfatto perché “c’è una bella risposta da parte degli uffici locali”. Quest’anno, ha ricordato, “abbiamo chiesto ai vari settori della Conferenza episcopale campana di designare un responsabile per le comunicazioni che possa partecipare agli incontri in modo da sviluppare maggiore sinergia tra i singoli settori regionali e le diocesi”.
 
Sono tre gli appuntamenti che coinvolgeranno i direttori degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali, i delegati degli altri settori della Cec e i giornalisti cattolici, invitati a partecipare agli incontri, come ha spiegato l’incaricato regionale Settore per la Cultura e le Comunicazioni sociali della CEc, don Valeriano Pomari. A dicembre ci sarà una tavola rotonda con Alfonso Amendola sul tema “Il linguaggio nei social network”, si continuerà a febbraio con “Il linguaggio per comunicare la fede” con don Giuseppe Merola e si chiuderà in primavera con l’incontro su “Il linguaggio visivo nella catechesi” con Gjon Kolndrekaj, il regista del nuovo video-catechismo della Chiesa Cattolica. Interverrà anche don Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice vaticana.
All’incontro, molto partecipato, sia da parte dei direttori degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali, sia da parte dei giornalisti cattolici e dei responsabili dei vari settori della Cec, è intervenuto anche l’arcivescovo prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, che si è ritagliato una mattinata per dare il suo “benvenuto” e ascoltare “un confronto interessante per imparare sempre qualcosa di nuovo”.
 
Monsignor Pompili ha parlato delle “sfide del mondo della comunicazione alle quali la Chiesa ha risposto negli ultimi cinquant’anni”. Innanzitutto ha letto l’incipit del decreto conciliare “Inter Mirifica” del 1963, “Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l’ingegno umano è riuscito, con l’aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine quelle che più direttamente riguardano le facoltà spirituali dell’uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che, per loro natura, sono in grado di raggiungere e influenzare non solo i singoli, ma le stesse masse e l’intera umanità. Rientrano in tale categoria la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili. A ragione quindi essi possono essere chiamati: strumenti di comunicazione sociale” Ha, perciò, spiegato che con il decreto si era optato per “un approccio non specialistico, che fa degli strumenti della comunicazione sociale non un fatto tecnico, ma una questione antropologica”. Per rispondere a questa sfida, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei ha evidenziato che “la Chiesa italiana ha puntato sulla qualità dei percorsi formativi”, ad esempio con i corsi per animatori della comunicazione e della cultura. Il prossimo incontro in presenza del corso Anicec si terrà a Roma il 12 e il 13 dicembre e , in quell’occasione, ci sarà una riflessione per i dieci anni del Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, “Comunicazione e Missione”.
 
Monsignor Pompili ha, poi, citato l’istruzione pastorale “Communio et progressio” del 1971, nella quale si parla di “un cambio d’epoca”. Di fronte a questa seconda sfida, “la Chiesa italiana ha molto riflettuto sull’avvento della rete e con il convegno nazionale ‘Testimoni digitali’ ha evitato il dualismo tra virtuale e reale, tra artificiale e concreto”. Di fronte a questa nuova realtà digitale la Chiesa, dunque, “non si barrica né si abbandona con ingenuo entusiasmo”. L’ultima sfida è “quella di un linguaggio che giunga veramente a tutti penetrando dentro la coscienza di ciascuno”, come aveva colto Paolo VI nell’esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi”. In questo caso “la Chiesa italiana ha messo in campo una serie di mezzi – Avvenire, Tv2000 e Radio Inblu, Sir e il portale della Cei – per promuovere una strategia comunicativa integrata”. Il sottosegretario Cei ha evidenziato l’importanza di “valorizzare il gioco di squadra”.
 
Monsignor Pompili ha parlato anche della grande trasformazione che sta subendo il giornalismo, che sempre di più si deve confrontare con il “citizen journalism”. Infatti, “i giornalisti non sono più depositari esclusivi della notizia”. Questo porta alla “necessità di riscoprire la funzione del giornalismo: offrire una lettura e un’interpretazione di quanto sta accadendo. Questa sfida chiama in causa tutti”.
 
Infine, il sottosegretario della Cei ha offerto alcune piste per gli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali: “Avviare un piano di comunicazione con due o tre obiettivi, verificarlo step by step, trovare le modalità di dire quello che siamo in modo positivo, continuare a lavorare sulla formazione”.