Il Diario di don Franco da Fatima

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Lisbona, 15 luglio 2014, ore 15.10
Siamo in volo da pochi minuti, con la gioia e la gratitudine di tutti i pellegrini per la bella esperienza di questi giorni. Questa mattina ci siamo messi in viaggio con calma, per recarci in un santuario molto noto nel Portogallo, che conserva un’ostia consacrata dalla quale uscì sangue vivo nel quattordicesimo secolo. È stato molto significativo poter celebrare l’Eucaristia in questa chiesa tanto cara alla gente del posto e ringraziare il Signore per il miracolo che quotidianamente offre a noi suoi discepoli.
Tutto ruota attorno all’Eucaristia: nel mistero pasquale troviamo la forza per continuare il viaggio della vita e rimanere fedeli a Gesù, che nella sua morte e risurrezione dona se stesso alla sua Chiesa e la unisce a sé in modo unico. A Fatima, come a Lourdes e in ogni altro santuario che sia meta di pellegrinaggi, si vive la centralità dell’Eucaristia. A volta può sfuggire a qualche pellegrino distratto, ma è molto confortante osservare quanti si fermano in adorazione nella cappella della Santissimo. È quello che ho fatto anch’io ieri, dedicando un tempo prolungato al silenzio e alla preghiera nella cappella dell’adorazione, situata nella chiesa nuova. Davanti al Signore Gesù si può gustare la gioia dell’essere amati, la bellezza del non sentirsi più soli, la pace e la comunione che ci unisce a tutti gli “amici” di Cristo. Il tempo scorre senza affanni e il cuore si dispone a fare sintesi di tutto ciò che ci viene donato.
Più volte, in questi giorni, ho ripensato all’esperienza del piccolo Francesco, considerato il contemplativo del gruppo: dalle foto dell’epoca delle apparizioni emerge il volto di un bambino molto attento, sensibile, capace di scendere in profondità in modo sorprendente per quell’età. Quanto abbiamo bisogno di imparare da queste esperienze e di proporre a tutti, nelle nostre comunità troppo indaffarate e appesantite dalle mille cosa da fare, momenti prolungati di ascolto meditativo e di silenzio adorante. Ancora una volta è un bambino che può dare una grande lezione agli adulti.
Da Fatima imparo a nutrire una grande speranza: il Vangelo può cambiare la vita dei piccoli e rinnovare il mondo, aprendolo al disegno di Dio che ci vuole tutti suoi figli liberi e forti. La Madonna ci indica la strada dell’umiltà e della fiducia, per essere anche nella nostra società e tra le persone che incontriamo ogni giorno segni concreti di quel mondo nuovo che in Cristo è già iniziato. I tre pastorelli, nella loro semplicità, ne hanno fatto esperienza in modo così forte che ancora parlano a tutti noi!

 
Fatima, 14 luglio 2014, ore 20.40
Un pellegrinaggio molto interessante quello che stiamo per concludere. La guida, infatti, una signora portoghese molto ben preparata, ci ha introdotti stupendamente nella storia di questo popolo, facendoci cogliere le caratteristiche fondamentali che hanno favorito il crescere di una spiritualità che oggi cogliamo in misura ancora molto radicata. È sempre così: la dimensione religiosa di una comunità è legata alle vicende che nel corso dei secoli segnano le varie tappe del suo cammino. Attraverso l’arte, la cultura e le tradizioni locali si esprime lo spirito dell’uomo, vengono manifestate le aspirazioni più profonde della gente comune e si apre  la via per la conoscenza della sua fede.
Le visite che si sono alternate ai momenti di spiritualità del nostro pellegrinaggio, pertanto, non hanno affatto distratto il gruppo nel suo itinerario spirituale. Anzi, mi pare di poter affermare che è accaduto proprio il contrario: potremmo dire che in qualche modo siamo diventati tutti un po’ familiari di questo popolo. Bravissima dunque Marilia (è il nome della nostra guida, che per la sua difficoltà ad essere ben pronunciato è diventato per tutti fin da subito Mari): l’amicizia, l’accoglienza, la capacità di non escludere nessuno sono state le doti apprezzate da tutti, accanto alla gioia e a un’intelligente ironia che giorno dopo giorno ci hanno permesso di fare nostra una storia ricca e affascinante di un popolo da noi quasi completamente ignorato.
Ecco come Dio si fa conoscere dagli uomini: fa sua la nostra storia, con le tante povertà e con i doni speciali che spiccano in alcuni dei suoi membri più eccelsi. Si capisce così la forte devozione mariana del popolo portoghese, che nel corso dei secoli è andata radicandosi in tutte le fasce sociali fino a quelle più umili. Ed è proprio là che si è posato lo sguardo del Signore all’inizio del secolo scorso, mentre era ancora in corso una guerra (la cosiddetta “grande guerra” o prima guerra mondiale) che mai la storia dell’umanità aveva finora conosciuta. Poveri e analfabeti erano i pastorelli: il vescovo che riconobbe le apparizioni fu testimone della loro disarmante semplicità, raccontando per esempio che per Lucia la Russia, per la quale la Signora chiedeva preghiere e sacrifici in vista della sua conversione, era scambiata da loro per una signora dal comportamento ambiguo…
C’è veramente da restare sbalorditi, meglio ancora in silenzio: dinanzi al venire di Dio in mezzo a noi anche i grandi devono farsi piccoli! Ed è così che la speranza può tenere accesa nel cuore di ogni persona quella fiamma per realizzare il disegno di Dio: un mondo nuovo, dove tutti si riconoscono fratelli e si amano con sincerità di cuore. È la preghiera che chiude il nostro pellegrinaggio, con la meditazione dei misteri del rosario e la fiaccolata notturna insieme a tante persone che continuano a sperare…
 
Fatima, 13 luglio 2014, ore 20,50
Abbiamo vissuto oggi una giornata speciale, che qui a Fatima si ripete il tredici di ogni mese, da maggio a ottobre, nel ricordo delle apparizioni. In verità, tutto è iniziato già ieri sera: il rosario, la fiaccolata, la Messa internazionale, l’adorazione notturna con gruppi che si sono alternati fino al mattino. E poi questa mattina: ancora la preghiera del rosario, sempre curata con meditazioni e canti; la celebrazione solenne dell’Eucaristia, con più di cinquantamila persone nella grande spianata, sotto un sole forte e un vento altrettanto insistente; la benedizione degli ammalati con il Santissimo; il saluto di addio alla “Mamma”, come i portoghesi chiamano con affetto e tenerezza la Madonna. Insomma, un’immersione piena non solo in un mare di gente, ma soprattutto in un’esperienza di fede popolare molto sentita e partecipata.
Mi sono fermato più volte a fissare lo sguardo delle persone che pregavano, dopo diverse ore passate all’aperto senza alcuna comodità: anziani, adulti, giovani, famiglie con bambini, gruppi di pellegrini. Sono rimasto colpito dalla semplicità delle espressioni e dei gesti. In verità, qui a Fatima tutto parla di semplicità: si potrebbe dire che lo stesso santuario favorisce questo clima di essenzialità per come si presenta, senza alcuna sovrastruttura che lo appesantisca. La stessa nuova chiesa, inaugurata da pochi anni, capace di ospitare diverse migliaia di persone, è stata ideata e realizzata nella più assoluta semplicità. Anche questo stile rientra a pieno nel messaggio di Fatima!
Ripenso questa sera a quanto oggi ho vissuto e porto nel cuore. Veramente il Vangelo è per tutti e i poveri sono i privilegiati del Regno: possono comprendere e accogliere la rivelazione molto più di quanto possiamo immaginare. Riusciremo, nelle nostre comunità, a trovare linguaggi adatti per coloro che sembrano lontani dalla fede e sono invece bisognosi di poterla esprimere secondo una sensibilità che a noi ancora fa problema? Gesù non ha disdegnato nessuno e con amore si è avvicinato anche a chi voleva soltanto toccarlo per essere guarito. C’è sempre un bisogno nascosto, un dramma inimmaginabile, una ferita sanguinante: è quello che pensavo vedendo numerosi penitenti attraversare l’intera spianata in ginocchio. Mi sono così ritrovato a pregare con loro e per loro, povero tra poveri. È il mistero della Chiesa, che sempre più mi affascina. Un popolo in cammino, tra mille difficoltà e contraddizioni, sotto la guida del Signore Gesù e del suo Spirito: Maria ci accompagni e ci sostenga, con quello sguardo materno che così profondamente segnò la vita dei tre pastorelli!
 
Fatima, 11 luglio 2014 ore 23.10
Si è da poco conclusa la fiaccolata, con la quale siamo entrati finalmente nel clima orante del santuario di Fatima. Per la verità, l’inizio ufficiale del pellegrinaggio è stata la celebrazione dell’Eucaristia in una delle cappelle della nuova chiesa. Eravamo tutti desiderosi di vivere da vicino questa esperienza intensa alla quale ci siamo preparati in autobus, dopo la visita ai quartieri storici della capitale e a un borgo medievale interessantissimo. E non c’era modo migliore che iniziare con la Messa.
I pastorelli, fin dalla prima apparizione, sono stati invitati a pregare e a fare penitenza, perché il Vangelo fosse accolto da tutti e la fede nel Signore Gesù raggiungesse anche i peccatori più incalliti. A distanza di un secolo sentiamo forte il bisogno di una “nuova evangelizzazione” e Papa Francesco ci spinge con straordinaria determinazione a diventare una “Chiesa in uscita”, per raggiungere le periferie geografiche ed esistenziali dove comunicare l’annuncio di misericordia del Padre. È quello che abbiamo chiesto al Signore nella prima celebrazione qui a Fatima, illuminati dall’esempio di San Benedetto abate di cui oggi ricorre la festa liturgica. Una semplice coincidenza o un bel dono del Signore, per essere testimoni gioiosi del Vangelo in un mondo affamato di amore e assetato di libertà che non riesce facilmente a trovare?
Vergine Maria, sostieni il nostro cammino e accompagnaci lungo il viaggio, perché non ci stanchiamo di andare incontro a tutti per accoglierci gli uni gli altri come veri fratelli. È quanto ho chiesto alla Madonna, durante la preghiera del rosario nella Cappella delle apparizioni, in compagnia di gente di tante nazioni diverse: tutti uniti dalla stessa fede e illuminati dall’unico Spirito. Le piccole candele che, accese al cero pasquale, hanno rischiarato il buio della grande spianata sono, è vero, solo un segno, ma molto forte, di quello che diventiamo noi se seguiamo con coraggio Gesù: luce di speranza nella buio della notte. Solo così il nostro mondo può riprendere il suo percorso verso un futuro di vita e di pace per tutti!
 
Lisbona, 10 luglio 2014 ore 21.15
Il primo giorno del pellegrinaggio diocesano a Fatima si chiude con un po’ di stanchezza e tante provocazioni che già abbiamo accolto nel cuore. Siamo un gruppo non molto numeroso, una quarantina circa, e cominciamo a conoscerci un po’ alla volta. Il viaggio in aereo accomuna quanti già sono veterani con quelli che si cimentano per la prima volta. L’impatto con un paese diverso, per lingua, storia e cultura, suscita inevitabilmente reazioni di vario tipo che facilitano l’approccio verso chi era fino a poco prima ancora un estraneo. Come è bello vedere crescere il clima di famiglia e contribuire alla sua estensione! Si partecipa in tal modo all’opera di Dio, che ci raduna attorno a sé perché diventiamo una sola famiglia.
Lisbona ci ha accolti con la sua luce intensa e le sue bellezze naturali, mentre ci inoltravamo oggi pomeriggio nel suo centro storico. Era evidente che il pensiero dei pellegrini era tutto rivolto a Fatima, dove arriveremo solo domani, in serata. Ma la guida, una simpaticissima signora del posto, ci ha ben introdotti all’esperienza che vivremo nei prossimi giorni. Con la sua simpatia e cordialità, non senza un pizzico di intelligente ironia, ha aiutato noi tutti a entrare in alcune delle contraddizioni di questo paese, specie per la situazione politica attuale che sembra non favorire la soluzione dei problemi che oggi attanagliano tutto l’Occidente.
Ci siamo fermati nell’antico orfanotrofio che ospitò Giacinta, poco prima di morire a soli dieci anni: Nostra Signora (così è chiamata la Vergine in Portogallo) le aveva annunciato una sofferenza terribile assicurandole però la sua presenza fino alla fine… E poi, dopo la visita alla cattedrale, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella chiesa costruita sul luogo della nascita di Sant’Antonio di Padova.
Sono solo i primi passi di questo pellegrinaggio e il Signore già parla a tutti noi, invitandoci a ripensare la nostra storia di fede fin dai suoi primi passi. Si può incontrare Dio già da piccoli, se c’è qualcuno che si prende cura di chi si sta appena affacciando alla vita. Quanta gratitudine verso coloro che mi hanno aiutato nella mia crescita, consentendomi di rispondere alla chiamata del Signore con la gioia e l’entusiasmo dei piccoli! Nonostante la stanchezza si faccia sentire a conclusione di una giornata lunga e intensa, non posso fare a meno di ricordarli uno per uno nella preghiera della notte. Avverto la loro compagnia e mi sento incoraggiato ad andare avanti: sarà un primo frutto del pellegrinaggio? Nostra Signora, prega per me e per tutti noi pellegrini verso l’Assoluto.