Il vescovo e i giovani dialogano sul Vangelo della VI Domenica di Pasqua

I Giovani della GIoventù FRAncescana (GI.FRA.)

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Il Vangelo della VI Domenica di Pasqua ci propone un dialogo tra Gesù e i discepoli. Gesù dice loro: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Inoltre, annuncia che pregherà il Padre affinché dia loro il Paraclito, lo Spirito di verità. E ancora assicura “Non vi lascerò orfani”. Di questo passo del Vangelo parlano il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, e i giovani della Gifra.

 
La prima domanda riguarda come dialogare con i giovani sui comandamenti, in una società come l’attuale, refrattaria alle regole?
 
“Quando parliamo dei comandamenti – ammette l’arcivescovo – ci sentiamo un po’ tutti in difficoltà. I giovani sono particolarmente sensibili a questa tematica perché viene spontaneo dire no a un’imposizione. Si tratta, allora, di capire meglio i comandamenti. Nella Bibbia, infatti, i comandamenti sono un dono fatto al popolo uscito dall’Egitto per non smarrirsi lungo la via, non un’imposizione. Se entriamo in quest’ottica, allora possiamo vedere i comandamenti come l’aiuto che il Signore ci dà per vivere bene la nostra vita senza smarrirci lungo la strada, sapendo scegliere tra il bene e il male e custodire bene la libertà. Certo, rimane il problema. Gesù sa che i comandamenti non sono facili da praticare. Ogni persona è tentata di agire per conto proprio, senza tener conto delle norme. Allora, Gesù ha invitato innanzitutto ad ascoltare la propria coscienza. Non si può essere fedeli a Dio nel rispetto dei comandamenti senza ascoltare la propria coscienza. Il che non significa fare quello che voglio: significa lasciarsi guidare dal proprio intimo, dove l’orientamento alla verità e al bene è determinato. E poi Gesù ha racchiuso i comandamenti nel suo comandamento. Questo è molto importante: non ci si può disperdere e ciò fa bene ai giovani. I comandamenti sono, in fondo, uno solo per Gesù, quello dell’amore: ‘Amatevi gli uni gli altri, come vi ho amato io’. Gesù lo può dare come comandamento perché non l’ha imposto, l’ha vissuto, l’ha donato. Chi crede in Gesù, cioè chi fa esperienza di vita cristiana riceve questo dono, questa forza, impara un po’ alla volta a essere libero, come san Francesco, e fare della sua vita un dono agli altri”.
 
La seconda domanda ricorda che Gesù ha promesso di essere con noi sino alla fine del mondo: a volte, però, nel rapporto con altri giovani e bambini, cadiamo nella tentazione di proporre noi con il nostro modo di essere e credere, invece di Cristo. Come evitare questo pericolo?
 
“Al centro c’è Gesù – ribadisce mons. Alfano -. Allora come fare di evitare di metterci al posto suo, senza abdicare al nostro impegno di essere testimoni? Intanto, riandiamo al Vangelo, come ci ricorda continuamente Papa Francesco. La nostra fede è nel Vangelo e allora mi devo interrogare se seguo il Vangelo, mi devo chiedere come comunico il Vangelo. Ogni giorno devo esaminare la mia coscienza se sto praticando la parola di Gesù. Questo contatto con Gesù mi consente di non considerarmi il centro di niente e di nessuno, ma di essere un cercatore di Dio con i fratelli che ho accanto. Così sarò testimone di un cammino che sto facendo, testimone che non ha da dare più di quanto riceve, ma può offrire qualcosa perché ogni persona è una ricchezza per la fede”.
 
Ancora una domanda: come possiamo testimoniare l’amore di Dio se spesso ci sentiamo parte di quel mondo che non lo vede e non crede in Lui?
 
“Non è facile testimoniare – afferma il presule – e non basta l’entusiasmo, nemmeno il sì detto una volta o per un periodo di tempo. La testimonianza riguarda la vita e non si è testimoni al di fuori di questa realtà che ci condiziona. È vero, siamo tartassati da messaggi che vanno in altre direzioni. Come si può essere testimoni, allora’ Intanto, credo che sia necessaria l’umiltà del cuore: Signore, io da solo non ce la faccio, ho bisogno del tuo aiuto, dunque, la preghiera. Chiediamo il dono della testimonianza, la forza della coerenza nella preghiera quotidiana. Chiediamo tante cose, forse qualche volta anche cose futili o addirittura dannose. Chiediamo ciò che maggiormente conta, che è la possibilità e la concreta attuazione di un Vangelo vissuto in concordia e comunione con gli altri. E poi viviamo il rapporto fraterno con ogni persona sempre attenti, vigili, senza rimanere mai ai margini. A volte non ci lasciamo coinvolgere perché l’altro potrebbe cambiare i miei piani o esigere una scelta nuova. Il testimone non è perfetto, ma è il compagno di viaggio, è colui che accetta la presenza dell’altro così com’è. È questo il cuore del Vangelo. Cosa ha fatto Gesù, se non camminare con i discepoli, condividere tutto con la gente? È lì che ha portato la presenza di Dio. Si è testimoni se affidandoci a Lui possiamo ogni giorno riconoscere negli altri il dono che Lui ci ha fatto più che l’ostacolo. Questo esige un ritorno continuo al Vangelo. E questo è il messaggio che Gesù dona a noi oggi, a voi giovani in particolare”.