Il vescovo e i giovani dialogano sul Vangelo di domenica 15 giugno, solennità SS. Trinità

I giovani della Comunità Testimoni del Risorto

Nella domenica nella quale la Chiesa festeggia la solennità della Santissima Trinità, l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia dialoga sul Vangelo con i giovani del movimento Testimoni del Risorto.
La prima domanda riguarda il passo del Vangelo di Giovanni che dice che Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui: “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”. Come può conciliarsi il fatto che chi non crede è già stato condannato con la possibilità di redimersi?
“Ci sono delle parole del Vangelo che ci sembrano quasi incomprensibili o addirittura contrarie al messaggio del Vangelo – ammette mons. Alfano -; ma noi dobbiamo cogliere il Vangelo nel suo messaggio centrale: Gesù è venuto per offrire la salvezza a tutti. In effetti, Gesù porta la salvezza a tutti, ma non impone nulla. La fede, come dono da parte del Signore, arriva a ogni persona, ma da parte nostra è necessaria l’accoglienza. Rimango fondamentalmente libero. Tutta la Bibbia parla di questa libertà, basti pensare ad Adamo ed Eva e a Caino e Abele. Questa storia difficile caratterizza tutto il cammino dell’umanità. Gesù viene, sapendo di correre un rischio: può essere accolto o rifiutato. Allora, non è tanto una condanna da parte del Signore nei riguardi dell’uomo, ma un dire: ‘Guarda di fronte all’offerta di vita e di salvezza, tu potresti rimanere chiuso in te stesso in modo consapevole e libero, al punto di condannarti a non vivere la gioia che sto per donarti’. Più che una dichiarazione, le parole di Gesù sono un appello, un invito, uno scossone forte a non lasciarsi sfuggire questa occasione unica nella vita”.
La seconda domanda è provocatoria: la vita eterna di cui ci parla Giovanni è una certezza o solo un’illusione?
“Gesù ci ha spiegato cos’è la vita eterna – afferma il presule -: conoscere il Padre e Colui che ha mandato, Gesù Cristo. Allora, la vita eterna non è innanzitutto l’aldilà, la vita eterna è il rapporto con Dio perché Dio è vita. Noi abbiamo ricevuto la vita, ma è limitata nel tempo. La vita di Dio no. Entrare in rapporto con Dio e, per mezzo del Suo Figlio Gesù, ricevere il dono che Egli ci fa della Sua vita e del Suo amore, ci consente di entrare nella vita eterna, cioè di vivere da figli di Dio. Allora, direi che noi siamo già nella vita eterna. Questo ci dice il Vangelo, anche se non in modo pieno. Man mano che accogliamo il dono di Dio, che crediamo in Gesù e ci facciamo guidare dal Suo Spirito, la nostra vita cambia. Nella nostra vita, quindi, ci sono tante piccole esperienze di vita eterna. Quando queste piccole esperienze saranno così continue da essere piene, allora saremo entrati per puro dono nella vita che unisce da sempre Gesù al Padre nell’unità dello Spirito”.
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