Un luogo non è mai semplicemente un luogo. Sono le persone che incontri, le esperienze che condividi, le parole scambiate, che fanno un luogo.
La scelta di vivere questi quattro giorni in Sicilia, a poche settimane dallordinazione diaconale, è stata dettata non tanto dalla meta prescelta, per quanto meravigliosa, ma dalla possibilità di trascorrere del tempo con i seminaristi, le persone con le quali io, Antonio e Salvatore abbiamo trascorso cinque anni indimenticabili. E sempre così: solo alla fine di unesperienza, da lontano, al netto delle incomprensioni, del desiderio di ribellione, dellimpazienza di partire, puoi valutare il Bene che quel tempo nascosto, che adesso mi sembra essere stato così breve, ha portato nella tua vita.
Per me la Sicilia è stato soprattutto questo: ritrovare i fratelli che non vedevo da tempo, vuoi per Posillipo, vuoi per gli impegni; è stata la possibilità di riconoscerci ancora uniti, nonostante le distanze e le diversità. E stato trascorrere dei giorni in semplicità con chi era reduce da esperienze pastorali esaltanti, con chi era deluso per qualcosa che non è andato nel verso giusto, con chi era in apprensione per un nuovo incarico pastorale da ricevere, con chi sta facendo i conti con una nuova partenza, nuova città, nuovi studi, nuovi compagni e con chi noi – sente crescere di giorno in giorno la paura e lentusiasmo per limminente ordinazione.
E poi ci sono stati Palermo con la cattedrale e la Cappella Palatina e Monreale con i suoi mosaici e Cefalù con il mare e Piana degli Albanesi e il monte Pellegrino dove riposa la Santuzza e il cardinale ei vescovi
ma ceravamo soprattutto noi, discepoli dello stesso Maestro, desiderosi di ritrovarci, prenderci in giro, pregare, sognare un futuro da costruire insieme.
di Gaetano STAIANO