In visita al Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso

 Oggi pomeriggio sono continuati gli incontri di mons. Francesco Alfano, in occasione della visita ad limina in Vaticano. Questa volta si è trattato di un appuntamento non di tutti i Vescovi campani, ma solo del nostro Arcivescovo con il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, card. Jean-Louis Tauran, e il segretario del medesimo Dicastero, padre Miguel Ángel Ayuso Guixot.
L’incontro, voluto da mons. Alfano per l’importanza che può assumere il dialogo interreligioso anche nella nostra Diocesi, è stato reso possibile anche grazie a don Lucio Sembrano, sacerdote della nostra Diocesi, che lavora al Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Si è trattato di un incontro vissuto con grande cordialità e interesse vicendevole.
 
“Nelle vostre zone – ha esordito il card. Tauran – la gente è molto buona e semplice. Una volta sono stato invitato ad andare a Positano dal parroco e sono stato ospitato in albergo da suoi amici. Quando sono uscito per andare a celebrare la messa tutto vestito di rosso i proprietari dell’albergo si sono messi a piangere per la commozione. Eppure, a Positano ne vedono di personalità. Allora, mi sono commosso anch’io”. “Dalle nostre parti – ha detto, dal canto suo, mons. Alfano – si è conservata la dimensione dell’accoglienza. E questa dimensione può essere la nostra salvezza”.
 
Il card.Tauran e padre Ayuso Guixot hanno posto alcune domande al nostro Arcivescovo, tra cui una sulle vocazioni. “La nostra – ha sostenuto mons. Alfano – è una Chiesa benedetta da molte vocazioni. Adesso abbiamo 17 seminaristi e 6 che chiedono di poter fare discernimento attraverso l’anno propedeutico”.
  
Il Presule ha poi sottolineato come “il dialogo interreligioso sia una vocazione storica delle nostre terre”. Al momento, però, “non c’è ancora un’impostazione pastorale vera e propria, ma solo qualche esperienza”. Il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso hanno offerto, in proposito, alcuni suggerimenti: essendo molto importante l’accoglienza, nelle chiese dovrebbero esserci gruppi di laici che a turno danno spiegazioni. “Con le visite guidate – ha sottolineato padre Ayuso Guixot – si possono privilegiare i contenuti, partendo dall’arte”. È importante, a suo avviso, che a lavoratori e turisti “facciamo percepire una testimonianza di grande valore”. In realtà, ha aggiunto, “il dialogo interreligioso spinge i cristiani a conoscere meglio la propria fede. È un ottimo antidoto contro il sincretismo religioso e il relativismo”. Il card. Tauran ha raccontato un episodio: “Una volta, all’aeroporto di Vienna sono stato fermato da una coppia di indonesiani cattolici i quali mi hanno detto: le vostre chiese sono bellissime, ma vuote. Le nostre sono sempre piene di gente. Perciò, è importante dare una testimonianza di una comunità che prega”.
  
A questo punto, il segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso ha chiesto a mons. Alfano com’è l’accoglienza dei non cristiani e in generale degli stranieri nelle nostre zone. “Il rischio – ha ammesso il nostro Pastore – è che prevalga la dimensione commerciale”. Soprattutto in alcune zone dove si vive prevalentemente di turismo “si fa fatica anche nella pastorale perché in alcuni periodi dell’anno gli impiegati nel settore sono talmente impegnati che trascurano tutto il resto”. In compenso “le chiese sono piene di turisti”.
 
Parlando dei non cristiani, il card. Tauran ha fatto notare come “i musulmani abbiano molti pregiudizi verso di noi, mentre gli asiatici sono diversi perché non sono religiosi nel senso tradizionale del termine, non c’è mai scontro con loro”. Ma anche nei Paesi del Medio Oriente in cui siamo una minoranza “comunque contiamo”, ha tenuto a precisare il porporato, perché “sono tanti che vengono nelle nostre scuole o nei nostri ospedali. Ad esempio, il presidente del Pakistan ha studiato in una scuola cattolica”.
 
È stato poi chiesto a mons. Alfano come si vive l’Anno della Fede in Diocesi. Il nostro Arcivescovo ha spiegato: “Abbiamo impegnato le nostre energie nella visita alle Unità pastorali e nell’accompagnare i giovani a riscoprire le radici della loro fede. Adesso, vogliamo anche portare al Papa la nostra attenzione come Chiesa al mondo del lavoro, che da noi è in grande sofferenza. La Chiesa non può fermarsi all’aspetto celebrativo senza pensare alle difficoltà di tante famiglie”. D’altro canto, “proprio per il senso di religiosità naturale che si vive nelle nostre zone, tutti chiedono alla Chiesa una parola autorevole e di vicinanza”. Quindi, il cammino della nostra Chiesa per l’Anno della Fede viene vissuto anche “vicino a giovani e lavoratori”. Il card. Tauran ha chiesto a mons. Alfano l’obiettivo della visita alle Unità pastorali. “Rilanciare questa esperienza pastorale, ereditata dal mio predecessore – ha risposto l’Arcivescovo – e uscire da una mentalità un po’ chiusa. È il mondo che viene da noi e non ci può trovare chiusi nel nostro piccolo orticello”.
 
Padre Ayuso Guixot ha poi chiesto se c’è una formazione specifica dei seminaristi sul dialogo interreligioso. Mons. Alfano ha spiegato di no, ma di “avvertire questa necessità di formazione per sacerdoti, seminaristi e operatori pastorali”. Ciò che è necessario, ha evidenziato il segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, è “una solida formazione per quanto riguarda la nostra tradizione ed essere ben informati di quella degli altri”. Insomma, “serve conoscere gli altri per creare rapporti di amicizia e collaborazioni solidali”. Per il card. Tauran, basterebbe tenere qualche lezione “per tenere viva la formazione”.
“Possiamo darci da fare anche con piccoli gesti”, ha concluso mons. Alfano.