La diocesi saluta il suo Pastore

Veglia Mons. Cece

Sei andato via… col vento di scirocco, in una città deserta, in mezzo ad una pandemia storica, coi protocolli e i distanziamenti, le sole campane della Chiesa Concattedrale a rompere il silenzio, quasi per non disturbare, discretamente… come la tua indole.

Cosa si muoveva nel tuo cuore quando sei approdato per la prima volta nella nostra terra, era il 1989 e c’erano le ferite di una difficile fusione? Quanti pensieri, quanti segreti e confidenze, quanta sofferenza hai dovuto nascondere e accompagnare, sotto la tua talare nera, senza la quale era quasi impossibile immaginarti? Quanto hai dovuto portare nel silenzio della tua cappella, sgranando il tuo rosario sul terrazzo d’estate, pregando il tuo breviario con le annotazioni a matita?

Nelle tue parole di teologo e di padre, con il tuo timbro di voce che abbiamo imparato ad imitare, ritroviamo volti e nomi, momenti solenni o passaggi critici, intuizioni ecclesiali e consegne spirituali, la nostra storia.
La celebrazione del tuo commiato e stato l’ultimo tratto di un intenso pellegrinaggio vissuto in queste ore: hai radunato il presbiterio a concelebrare per la prima volta dopo questi mesi, anche se a piccoli gruppi, ci siamo ritrovati in un’unica preghiera come chiesa diocesana nella veglia di martedì. Ad accompagnarti in quest’ultima eucarestia insieme alla tua famiglia di sangue, anche mons. Marino e mons. Rinaldi a ricordare don Felice e la Chiesa di San Paolino.

Nell’omelia del vescovo, con i versetti della liturgia del giorno, l’invito a riscoprire il tuo “sguardo su Gesù, a vivere di questa reciprocità”, a raccogliere la tua eredita, soprattutto il ringraziamento “al datore di ogni dono”.

A noi ora il compito di raccontare con la vita la tua povertà senza pompa e senza narcisismi, di fare scelte vere e libere (perché e la verità che rende liberi), di incarnare la grandezza della piccolezza che ci hai indicato tante volte in Santa Teresina, di “incominciare sempre dal Principio, Gesù Cristo, Parola di Dio”, per continuare il cammino del Vangelo in questo lembo di terra benedetta da Dio, dall’isola di Capri ai colli di Lettere, dalle coste di Sorrento alle strade di Stabia, la nostra Chiesa, la tua Chiesa.
Ora che dall’eternità hai ritrovato la memoria e la parola, benedicici, Padre!

di Don Salvatore Iaccarino