La Notte bianca dello Spirito raccontata dai giovani

La Notte bianca dello Spirito, promossa dal Servizio diocesano di pastorale giovanile, guidata da don Nino Lazzazzara, è stata un bel momento di condivisione e di preghiera per i giovani della nostra arcidiocesi.
Vi offriamo, perciò, alcuni commenti dei giovani su questa esperienza.
“Parlare di Gesù ad altri ragazzi mi risulta abbastanza difficile, soprattutto quando non li conosco. Ho paura di un rifiuto o quanto meno di essere derisa”. Lo ammette Giovanna Sorrentino. “All’inizio – chiarisce – mi sentivo fuori luogo; poi durante la celebrazione ho pregato il Signore chiedendogli di aiutarmi perché non sapevo come fare ad accogliere tanti ragazzi. Ma Lui subito mi ha risposto con la parola ‘La tua vita è nelle mie mani’, come a tranquillizzarmi: ‘Non ti preoccupare ci sono io che ti guido… e così è stato! Tutte le mie paure sono crollate: non mi mancava niente e nessuno, mi sentivo amata. È stato veramente bello ed emozionante accogliere tanti ragazzi e dire loro ‘Vai lì c’ è Gesù che ti aspetta’”. “Da sola – conclude Giovanna – non ci sarei mai riuscita. Lui veramente rende l’ impossibile possibile”.
“Dopo la Pasqua dei giovani credevo che non mi sarebbe capitata un esperienza altrettanto bella, e invece la Notte bianca dello Spirito si può definire con un livello superiore: se la Pasqua è stata bella per la gioia e per lo stare insieme, la Notte dello Spirito mi ha riempito in modo personale”, scrive Alessio Lucchisani. “Il ruolo che mi è stato affidato è stato impegnativo e credevo di non poter riuscire bene nel mio intento, ma – ammette  Alessio – non avevo fatto i conti con Gesù: Lui tutto può è mi ha dato il carisma giusto per portare a compimento il mio ruolo nell’evangelizzazione. Come simpaticamente ha detto un ragazzo, siamo stati i ‘P.R. di Cristo!’”.
“La Notte bianca dello Spirito è stata per noi un’esperienza di gioia pura, che ci pervade ogni qualvolta ci fermiamo a passare un po’ di tempo con Gesù”, affermano Nella dell’équipe di pastorale giovanile ed Edy, volontario. “Essere strumento della Sua azione, nell’accogliere altri giovani e non solo – continuano -, ha arricchito il nostro sabato sera di una felicità vera, quella che ti entra nell’intimo ti scuote. Ci resta un senso di pienezza unica e duratura”. Per questo “ringraziamo don Antonino Lazzazzara , per averci permesso di vivere intensamente questa esperienza e perché con la sua persona dà testimonianza di una Chiesa che c’ è, che è  giovane, e che è per i giovani…”.
Anche Antonella D’Amora ha voluto condividere quanto ha vissuto: “Quest’anno ho vissuto l’esperienza della Notte bianca dello Spirito in un modo diverso dagli altri anni, non l’avrei mai immaginato  e il mio pensiero è arrivato a quando qualche anno fa, passeggiando per la Villa comunale di Castellammare, dei ragazzi mi fermarono e mi invitarono a questo evento, poi diventato un appuntamento fisso per gli anni successivi. Quest’anno sono scesa io in strada con il mio amico Clemente ed insieme abbiamo incrociato lo sguardo di ragazzi che con interesse o curiosità accoglievano il nostro invito in cattedrale ad incontrare una Persona che era li ad aspettarli; il Signore ci ha reso ‘strumento’ e noi non abbiamo fatto altro che accoglierlo  con il nostro sì!”.
“È la seconda volta che partecipo alla notte dello Spirito e devo dire che ho provato emozioni e sensazioni completamente diverse”. A raccontarcelo è Giusy Porzio. “L’anno scorso ero meno consapevole di cosa potesse fare il Signore con ognuno di noi e solo dopo mi sono resa conto di quanto noi diventiamo strumento nelle sue mani. L’anno scorso ero all’accoglienza e avevo paura di non essere capace ma poi il Signore mi dimostrò di quanto non ero io ad operare in quel momento, ma che la mia voce era la sua voce”. Quest’anno invece, prosegue Giusy, “non avevo paura di non essere all’altezza ma mi sentivo una responsabilità maggiore, sono capitata nell’evangelizzazione in strada insieme a Raffaele, il mio fidanzato. Ma tutte le mie ansie sono svanite quando è cominciata la messa. Ho sentito il Signore dentro di me e gli ho chiesto di diventare strumento nelle sue mani, ho sentito una sensazione di pace e serenità dentro di me e andare dopo ad evangelizzare in strada con Raffaele è stata la cosa più bella che mi potesse capitare perché per la prima volta ci siamo impegnati insieme concretamente per far conoscere Gesù a tanti giovani che non conoscevamo. La mia stanchezza di tutta la giornata di lavoro non mi pesava, e sapevo che volevo essere proprio li in quel momento perché solo Lui  mipuò dare quella gioia vera che la vita spesso ti toglie”.
“‘Come tu mi vuoi io sarò, dove tu mi vuoi io andrò’.  I versi della canzone ‘Eccomi’ che mi risuonavano nella testa e io non potevo fare a meno di seguire tale richiamo”, confessa Clemente Donadio. “Eh sì, mi sentivo chiamato, era arrivato il momento di evangelizzare altri ragazzi come me che fino a quel momento non avevano incontrato quella Persona di cui parlavo, ogni qualvolta fermavo dei ragazzi per strada – ci spiega – . Decisi, curiosi, titubanti, spaventati dalle parole mie e della mia amica di viaggio Antonella, i giovani hanno bisogno di una spinta, quella testimonianza capace di fargli credere che c’è Qualcuno che li ama incondizionatamente. La sorpresa, quel momento che davvero mi ha aperto il cuore pieno di gioia è vedere giovani che avevo fermato per strada avvicinarsi alla cattedrale oppure uscirne sereni, intenti a leggere nella loro vita la Parola che avevano ascoltato”. “Sono felice dell’esperienza fatta, ma la missione non finisce qui, non si finisce mai di evangelizzare, non si finisce mai di credere!”, conclude.