La Pasqua dei Giovani: la Croce è fiorita!

1500 giovani. Castellammare apre le porte della Concattedrale al fiume incontenibile di entusiasmo dei giovani, provenienti da tutti gli angoli dell’Arcidiocesi con il cuore e gli occhi assetati di Pasqua. Comincia con l’ingresso della croce condotta dai giovani e giovanissimi del Centro storico, protagonisti di questo lungo anno di preparazione, e accolta con tutta la forza e l’entusiasmo dell’annuncio evangelico dei giovani per i giovani, del bene che chiama al bene. Vibrante e coinvolgente il musical “I Miserabili” (della compagnia teatrale “Il Segno”) che ha gettato il seme sul quale fiorisce questa croce – la croce di ogni giovane, la croce della vittoria del paradosso, della debolezza tanto amata ed esaltata da Cristo.
Il perimetro della Concattedrale, che a stento contiene tutto questo fremere giovanile, si trasforma nel monte delle beatitudini: “Beati perché amati. Beati perché toccati da Dio. Beati perché amici di Dio”. Con profondità l’Arcivescovo Fratello Don Franco, così tanto vicino ai giovani che quasi sembra toccarli ad uno ad uno, in un crescendo di incoraggiamenti, esorta a “non aver paura di aprire il cuore a Cristo”, che evangelizzare non è semplice ma che per la purezza del cuore di Gesù i nostri cuori risultano tanto forti da arrivare – in qualsiasi momento – nei luoghi più difficili con altrettanta forza: “Beati voi raggiunti dall’amore di Dio”.
Poi fuori, perché è lì che Cristo chiama ad andare, a portare la giovane freschezza dell’evangelizzazione fuori, a portare la luce che quel fragile pane irradia. L’inno di questa marcia grida “quando Gesù dice SÌ nessuno può dire No”, ed è a passi di danza colorata e sfrenata che la croce ci fa spazio penetrando la città nel suo cuore più intimo: il cammino diventa un richiamo al dono di se stessi, nella Fede, raccontata dallo “spreco” d’amore per i ragazzi dell’oratorio (Pcs Stabia), nella Carità espressa nella preghiera silenziosa per gli ultimi del mondo delle Monache Adoratrici Perpetue, nella Speranza aperta all’accoglienza dello straniero che cerca una nuova vita (Asharam S. Caterina).
Il corteo gioioso, giocoso e pacifico marcia invadendo i vicoli, rallegra i passanti e gli abitanti che incuriositi domandano cosa sia tanta gioia. Perché è vero: la gioia della resurrezione stupisce e contagia. Il Largo Licerta si trasforma in un cuore che batte, è festa, grande festa, si danza sfrenati con amici e “sconosciuti” fratelli amati perché figli dello stesso Padre; è il momento in cui la nostra Arcidiocesi non ha più zone distinte: un solo corpo grande e forte che risponde al richiamo di una Croce che issata come vela conduce a Largo. I “Vatt’a vott” suonano una musica di pancia, batte forte come la fede, vibra tanto quanto la carità e ha tutta la gioia della speranza. Le due testimonianze slegano gli animi: Angelo che con una irresistibile timidezza disarmante parla di un coraggio e di una forza che sono il segno distintivo dell’amore, e Simona Atzori che sbalordita dall’immenso calore sbalordisce con l’armonia di una vita che – pur senza arti – è arte in se stessa “disegnata così da Dio, come un capolavoro stupendo”.
La luna fa capolino, ecco il grido di gioia dei giovani della parrocchia di S. Agnello all’annuncio della consegna della Croce.
L’immagine che meglio rappresenta in una sola istantanea l’intera giornata è questo cielo ormai all’imbrunire che lascia vedere le stelle, una quantità indefinibile, come la fede, le speranze e l’amore di questi ragazzi che fanno ritorno a casa portando con sé un pezzetto di croce …fiorita.

 

di Antonietta PALUMMO