La Pasqua vissuta dalle famiglie: chiesa Gesù Redentore, Sant’Antonio Abate

Una chiesa domestica a misura di uomo

La Pasqua che abbiamo vissuto in questo “tempo della prova” singolare e inaspettato è stata sicuramente un’occasione preziosa per consolidare il rapporto con i nostri familiari, riscoprendo l’importanza del “nido” nella nostra vita religiosa. Senza alcun dubbio, è alla famiglia che sono ancorate le nostre radici, ed essa è al cardine delle nostre scelte di fede sin da piccoli.

Nella Parrocchia “Gesù Redentore” di Sant’Antonio Abate, in località Pontone, il Triduo pasquale è stato fortemente sentito e vissuto da tutta la comunità e, in particolare, dalla famiglia Falcone. Maria Grazia, mamma di tre ragazzi di diversa età, racconta di quanto sia importante trasmettere la fede ai propri figli attraverso gesti concreti, mostrando che Cristo è vivo nelle nostre giornate. Infatti tutti a casa Falcone partecipano attivamente ai gruppi presenti nella Parrocchia: la Comunità dei Neocatecumenali, il coro parrocchiale, l’Azione Cattolica, il gruppo liturgico sono solo alcune delle realtà a cui danno il loro contributo prezioso.

Sicuramente la quarantena ha reso più difficile mantenere i contatti con i fratelli della comunità, ma sono molte le occasioni in cui la famiglia Falcone si è riunita nella preghiera. Partendo dal Mercoledì della Settimana Santa, Maria Grazia e il marito Raffaele hanno accolto l’invito di Papa Francesco e, dopo essersi riuniti con i loro figli per riflettere sulla Parola, hanno dedicato un momento della loro giornata ad un esame di coscienza intimo e personale per prepararsi a vivere il Triduo pasquale al meglio.

Giovedì e venerdì, dopo la lettura della Parola, hanno seguito insieme la diretta di Papa Francesco sull’emittente televisiva TV2000, confrontandosi sugli spunti di riflessione offerti dal Vangelo. E’ importante, come sottolinea Maria Grazia, far vivere ai ragazzi i momenti importanti della Pasqua senza forzarli troppo, ma adattandoli alla loro età. Ognuno in famiglia vive la preghiera, il digiuno e la riflessione secondo le proprie esigenze, sempre prestando attenzione alla dimensione in cui la propria fede è calata.

Sabato hanno preparato tutti insieme i segni della Pasqua ebraica, allestendo un piccolo banchetto con il pane azzimo, le erbe amare, le uova sode, il tipico “Haroset” e le candele, simbolo della luce. Prima di seguire in diretta la Veglia solenne del Papa, Antonio, il primogenito della famiglia, ha cantato e suonato il Preconio Pasquale accompagnando tutta la comunità parrocchiale in diretta sulla pagina Facebook. E’ stato sicuramente un momento importante e significativo, di metaforica vicinanza alla propria Parrocchia. Ancor più dolce è stato ascoltare Simona, la più piccola di casa, che ha voluto intonare il Canto dei Bambini insieme alla sorella Maria: è un gesto simbolico che testimonia quanto sia importante trasmettere la fede ai più piccoli anche con i mezzi più tecnologici dei social network, senza mai dimenticare la storia che ci ha portati fin qui.

Nonostante le difficoltà di questo periodo, sono anche riusciti a recitare lo “Shemà” con i fratelli della loro comunità attraverso una videochiamata, preparandosi a vivere la Domenica di Pasqua nella gioia.

La famiglia Falcone offre una testimonianza di vita davvero singolare e atipica: una fede che matura nel tempo, che si plasma sulle necessità di ognuno e che riesce a travalicare la solitudine -soltanto apparente- di questo tempo.

 

Anna Massa