La Pasqua vissuta dalle famiglie: chiesa San Marco Evangelista – Castellammare

ringraziamo i vari media che ci hanno permesso di poter pregare in questo periodo e di poter seguire le celebrazioni

Quest’anno è stato diverso: questo è il pensiero più scontato e più vero che ci viene in mente mentre iniziamo a confrontarci in famiglia su questa Pasqua appena vissuta. Ci sembra paradossale non aver potuto condividere questi giorni così importanti nel modo in cui siamo abituati: con tutta la nostra famiglia (ristretta e parrocchiale),ascoltando quei canti a cui siamo tanto legati, partecipando ai segni più importanti e scambiandoci gli auguri fermandoci sulle scale del della nostra chiesa.
Ma chi dice che tutto ciò che abbiamo vissuto quest’anno sia stato inutile o meno intenso? Ci ritroviamo a riflettere su una verità difficile da ammettere: per noi la veglia era diventata, per certi versi, quasi abitudine. Era “scontato” il giovedì osservare il nostro parroco lavare i piedi di 12 discepoli, “scontato” il venerdì poter baciare quella croce, “scontato” il sabato sera aspettare il suono delle campane a festa. Questa situazione che il Covid-19 ci sta facendo vivere ci ha scosso, siamo stati toccati nelle nostre sicurezze e certezze, ma se da un lato questo scossone ci ha spaventanti e ci spaventa, dall’altro ci ha richiamato ad un’essenzialità che forse avevamo perso come famiglia.
All’inizio ci è sembrato che seguire le diverse celebrazioni del triduo non dal vivo ma solo attraverso i media, avrebbe potuto svalutare tutto; e invece, non solo ringraziamo i vari media e i diversi social che ci hanno permesso di poter pregare in questo periodo e di poter seguire le celebrazioni, ma abbiamo anche avuto l’opportunità di vivere diversi momenti di comunione in famiglia: la nostra casa è diventata la nostra chiesa, un luogo dove ascoltare la Parola, dove poterci confrontare su come essa opera nelle nostre vite, un luogo dove vivere gesti che ci richiamavano alla bellezza della Pasqua, gesti che ci avrebbero aiutato a vivere in modo pieno questi giorni.
E se pensiamo ai segni, vediamo la sera in cui abbiamo vissuto l’unzione fatta con l’olio a tutti i membri della famiglia seguendo il suggerimento del nostro vescovo don Franco e in quel segno e attraverso esso abbiamo sperimentato la riconciliazione; la preparazione della mensa come se fosse l’altare (con tanto dei diversi segni della Pasqua) è stato un momento di comunione vera; vestirci a festa ci ha richiamato alla gioia di questi giorni.E potremmo continuare ancora. Stando a casa, seppur con la sofferenza di non poter condividere con gli altri la meraviglia di questa Pasqua e con il peso di non poter vivere i sacramenti in particolare quello della comunione, abbiamo visto come la Parola ci ha sostenuto.
Essa non ha permesso che la “freddezza” dei mezzi di comunicazione eliminasse il calore che si sperimenta quando si attende il Risorto. In questi giorni ci è sembrato che papa Francesco fosse davvero un membro della nostra famiglia con cui a distanza pregavamo e che ci sosteneva. Il venerdì santo è stato il momento che più ci ha uniti, che ha reso più vera questa Pasqua, che ci ha reso consapevoli che nonostante “la forma” non sia sempre come vogliamo, il contenuto è ciò che conta; abbiamo visto e sperimento  in modo vero e profondo che il Signore si stava preparando per noi:non saremmo stati noi ad andare da Lui ma sarebbe venuto Lui da noi (e quindi senza nemmeno dover uscire di casa ci verrebbe da dire).
Il venerdì santo abbiamo sperimentato l’intimità con il Signore: nel silenzio di casa nostra, si univano l’essenzialità del momento e la sua profondità. Soffrivamo perché vedevamo il nostro amico e maestro Gesù morire, desideravamo solo baciare le sue ferite d’amore, avevamo solo un piccolo crocifisso con cui vivere quel momento e un televisore con il quale poterci unire al Santo Padre in quella celebrazione.
E tanto è bastato.  Allora possiamo dire che si, è stato difficile ed abbiamo sentito nostalgia nel non poter abbracciare i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo, ma con consapevolezza e gioia possiamo dire che il Signore, come aveva promesso, è davvero risorto e con Lui anche noi. E ora è tempo di sperimentare questa risurrezione nella nostra quotidianità.
a cura di Giuseppe D’Aniello