le parrocchie

La testimonianza delle parrochie: chiesa Santa Maria di Galatea – Mortora Piano di Sorrento

“Vorrei pregare – aveva detto Papa Francesco qualche giorno fa nell’introduzione della messa a Santa Marta – per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi. Il Signore dia loro  la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare. Preghiamo perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità del discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il Santo popolo fedele di Dio”.

È proprio questo il timore del Santo Padre, è il pensiero che in questi giorni di incertezza, in questo tempo difficile in cui è impossibile per i credenti andare nelle proprie chiese di mattoni per nutrirsi ed essere consolati, essi possano sentirsi soli e abbandonati a vivere il deserto della lontananza dai propri punti di riferimento e che ciò possa, non solo disperdere il popolo di Dio, ma renderlo facile preda di disperazione.

E invece la Chiesa 2.0 si organizza e i parroci, gli animatori, le catechiste, i consacrati, escogitano strategie per essere vicini ai loro figli, per dissetarli, per dar loro abbracci virtuali, segni di amore e di unità, sorrisi che questa maledetta pandemia non potrà mai cancellare.

Le parrocchie si uniscono e fanno squadra, le celebrazioni religiose vengono trasmesse in streaming con dirette FB o Youtube, le campane suonano non per invitare i fedeli ad andare in Chiesa, che questo non si può fare a causa del distanziamento sociale, ma per scandire la loro giornata, per ricordar loro che la casa di Dio li aspetta, è salda e sicura, è un porto dove alla fine di questa maledetta guerra, potranno attraccare.
Sì, ma nell’attesa? Come combattere questa lunga notte che non vuole passare?
Lo so, la chiesa è la mia casa, la chiesa domestica, dove i sacerdoti siamo noi stessi e la preghiera deve essere la musica delle nostre giornate.

Ma è una guerra sottile quella che stiamo combattendo, una guerra che prosciuga le forze!

Anche i nostri nonni l’hanno combattuta, è vero. Ma la loro guerra è stata reale. Si sono appoggiati gli uni agli altri, si sono uniti negli abbracci dei rifugi, si sono fatti coraggio. Noi invece la nostra guerra dobbiamo combatterla da soli, lontani dai nostri cari, distanziati, divisi…se vogliamo sopravvivere.

E allora il nostro caro Don Rito Maresca ha trovato nuove strade. Un link e si è aperta una chat di gruppo, un raggio di sole, uno spazio digitale dove un po’ alla volta si sono collegate facce amiche, facce incerte, facce stupite per questa novità, una delle tante del nostro giovane pastore.

C’è chi non sa far funzionare il video e anche se non lo vediamo ne riconosciamo la voce: è Ida! Ma perché non chiede alle proprie figlie come attivarlo mentre nell’attesa che si colleghino tutti, ci confida che hanno ripreso a pregare tutte insieme, in famiglia, e non lo facevano più da quando le sue ragazze erano bambine.

Cordialina è al buio, ma anche in quella penombra scorgiamo il suo sorriso, la sua gioia. Carolina è al telefonino, ma non la vediamo, e Raffaele che pure è in casa con lei, ha il suo telefonino. Vi vogliamo vedere insieme cari. Che gioia vedervi nella vostra routine quotidiana, sorridenti, nonostante la preoccupazione. E ancora Agnese con la bella Antonella, mamma e figlia, unite in questo momento di incertezza dove Dio ha posato la sua mano. E poi Raffaella, Emilia, Annamaria e Aurelio, la famiglia Perrusio e Pierluigi con la sua mamma, un brunetto di 9/10 anni che esordisce chiedendo al Don se domenica ci sarà la messa dei bambini.

Non ci sarà la messa Pierluigi – è triste la risposta del Don. Percepisco il dolore nella sua voce rotta e vedo il dolore anche negli occhi della sua mamma e di tutti gli altri, tutti coloro che hanno sentito l’esigenza di questo incontro, tutti coloro a cui manca l’eucaristia, manca la preghiera davanti a Gesù vivo, manca il viso sorridente e accogliente del proprio pastore, manca la comunità, manca quella chiesa fatta di mattoni.

Il Don prende la parola, ci spegne i microfoni come un mago e poi ci dà la parola uno alla volta, perché non ci accavalliamo. Ci spiega come interagire, ci offre il modo di condividere le nostre idee, ci chiede come vogliamo vivere questa “nuova” vita cristiana, questo stop indotto dal maledetto Covid-19, il virus della pandemia del 2020, come leggeranno nei libri di storia, il virus che ci terrà divisi ancora per un po’. E’ letale sì, ma non potrà dividerci per sempre perché noi siamo uniti in Cristo. Siamo fragili, ma siamo con Lui!

Poi il Don ci fa giocare al gioco degli aggettivi con l’iniziale del proprio nome, io sono Vittoria-Video-chatter ma c’è anche Mimmo – Magnifico. Cantiamo tutti insieme e il nostro pastore ci consola, ci entusiasma, ci comunica i vari appuntamenti della settimana, ci fa fare la preghiera comunitaria, ci impartisce la sua benedizione, ci esorta ad essere positivi, si prende cura delle sue pecorelle!

Grazie Don, grazie per aver cercato nuove strade, grazie di amarci, grazie per le tue carezze.

Mi addormento recitando il rosario, sono serena. Stanotte la notte sarà meno buia!

di Vittoria Samaria