L’Arcivescovo Francesco Alfano incontra i lavoratori allo stabilimento CIL

Un appello per i diritti del lavoro, forti le parole di sostengo a favore dei 39 dipendenti a rischio licenziamento

Non tutte le storie sono uguali, alcune feriscono chi le subisce e stringono il cuore a chi le ascolta, ma abbiamo il dovere di raccontarle, se non altro perché ci appartengono e ci ricordano che siamo figli della stessa comunità.

La Parmalat ha revocato da qualche giorno il mandato per la distribuzione del latte alla CIL, sono trentanove i dipendenti, a Castellammare di Stabia, a rischio licenziamento. Famiglie che da un giorno all’altro si son sentite spaesate e private del loro futuro. Uomini senza più dignità, madri preoccupate per i loro figli. Sono mesi delicati, giorni in cui a prevalere è spesso è la disperazione, quando invece è la speranza la sola compagnia di cui si avrebbe bisogno.

I lavoratori, presi dalla rabbia mista allo sconforto, hanno sentito l’esigenza di rivolgersi all’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano, chiedendogli di celebrare la Santa Messa nella loro struttura, in quella che per anni è stata la loro seconda casa e che hanno dovuto svuotare in meno di 24 ore. Immediata la risposta di Mons. Alfano, che fin da subito ha compreso i loro bisogni e così la richiesta si è tramutata in una preghiera d’amore.

“Per trent’anni tutte le mattine, dopo aver salutato le nostre famiglie, abbiamo contribuito a realizzare una grande realtà produttiva, una delle maggiori del territorio stabiese. L’azienda ci ha dato la possibilità di non avere timore verso il futuro, di far studiare i nostri figli. Oggi queste certezze non le abbiamo più. Con uno schiocco di dita, è stato seppellito il nostro presente ed il nostro futuro”; queste le parole con cui ha avuto inizio la celebrazione di lunedì 17 febbraio 2020.

A dare voce ai pensieri ed al cuore degli operai, è stato Girolamo Serrapica, loro amico e collega. La celebrazione è stata presieduta dall’Arcivescovo che ha stretto mani e regalato sguardi di comprensione. Hanno concelebrato Don Mario Cavaliere e Don Gennaro Giordano.

Meraviglioso il passo del vangelo letto nel pomeriggio, all’interno del capannone: “Perché questa generazione chiede un segno?” (Mc 8, 11-13). È il racconto di Gesù che vive un momento particolare, i farisei non hanno più fiducia in lui e nelle sue opere e gli chiedono una dimostrazione. È quanto accade ai 39 operai, che vengono duramente messi alla prova dal destino, sentendosi traditi. Delle volte ci poniamo domande a cui fatichiamo a rispondere. Ma sappiamo bene che Dio non risolve i problemi al nostro posto, ognuno deve fare la sua parte. Tuttavia, da credenti, gli operai della Parmalat, in una situazione così intensa, hanno ascoltato la parola di Dio e la toccante omelia dell’Arcivescovo.

“Il momento che vivete è senza dubbio terribile, perché sconvolge la vostra vita nel quotidiano. Ma come reagire? Innanzitutto con un sospiro, come ha fatto Gesù, quel sospiro pieno e profondo che aiuta ogni uomo a tirare fuori – e non trattenere per sé – i suoi sentimenti, affinché non venga schiacciato da essi. Cercando la via giusta restando uniti, facendo sentire la vostra voce nelle forme dovute, perché quello che cercate e chiedete non né qualcosa di sbagliato, è un diritto che nessuno vi può togliere. È questa la lotta che voi figli potete e dovete fare aiutati dal Padre. Possiate sempre avere la forza degli umili e l’amore, che non manchi mai l’amore, perché è il contrario dell’egoismo”.

Hanno partecipato alla celebrazione, anche agenti dei marchi concorrenti, esprimendo così la loro vicinanza ai dipendenti della Cil. Di ogni parola ascoltata e condivisa, a rimbombare forte nel capannone, è stato senza dubbio l’appello che gli operai hanno rivolto ai vertici di Parmalat e Lactalis: “Venite qui a confrontarvi con noi, a valutare voi stessi la qualità e la quantità del nostro operato, vi imbatterete in persone con grande spirito di sacrificio, persone di fiducia”.

Se è difficile ascoltare storie delicate, lo è altrettanto raccontarsi e chiedere aiuto. Ci vuole coraggio. Ed il coraggio è tutto ciò che la Diocesi di Sorrento Castellammare di Stabia, augura ai tanti operai ed alle loro famiglie. Sperando che quell’appello possa rimbombare e fare eco molto lontano.

Clelia Esposito