L’incontro alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata

 Il secondo incontro dei Vescovi campani di stamattina è stato alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dove sono stati ricevuti dal prefetto, card. João Braz de Aviz. A relazionare è stato il Vescovo delegato, mons. Antonio De Luca, che ha presentato la situazione della vita religiosa nelle diocesi campane: istituti maschili e femminili, santuari, monasteri, ordini secolari, Ordo virginum, eremiti.
Ha anche illustrato le realizzazioni: i servizi tradizionali (scuole, ospedali, santuari, le parrocchie), ma anche una presenza in ambiti di frontiera (immigrati, case famiglia, case per recupero di donne). “C’è un patrimonio di spiritualità grande – ci spiega mons. Francesco Alfano – perché la Campania ha avuto molti fondatori e la vita religiosa per molti secoli è stata un faro”. Non mancano, però, le difficoltà: il calo numerico, l’età avanzata, che costringe a ridurre le forme di servizio, una certa difficoltà a vivere la prossimità alla gente e la radicalità del proprio carisma, i rapporti con le Chiese locali, problemi amministrativi. Ci sono tanti monasteri in Campania, ma anche in questo caso a volte possono contare su poche presenze e quindi si va avanti con più fatica. “Ci sono, però – fa notare il nostro Arcivescovo – nuove forme di vita consacrata, come l’Ordo virginum.
In Campania ci sono 38 consacrate e una quindicina di donne che stanno facendo il cammino di formazione”.
 
Mons. De Luca ha presentato anche le attese dei consacrati, prima fra tutte l’evangelizzazione del territorio. “Certamente la vita consacrata – osserva mons. Alfano – può entrare in contatto con culture diverse, dialogare con le razze che arrivano in mezzo a noi. Un altro campo è la salvaguardia del creato, dove i consacrati possono essere profeti, come pure il compito educativo”.
 
Da parte della Congregazione è stato chiesto ai Vescovi un dialogo più stretto, offrendo al tempo stesso una possibilità di collaborazione perché molti Istituti dipendono direttamente dalla Congregazione stessa. “Noi Vescovi – chiarisce il nostro Pastore – sentiamo forte il dovere, come padri della comunità, di stare accanto,aiutare, vigilare e sostenere il cammino di queste comunità dentro la vita della Chiesa diocesana perché sono una ricchezza. Questo significa anche favorire forme di dialogo più stretto con i sacerdoti e le comunità e momenti di conoscenza”.