Missione Albania: a una settimana dal ritorno

Abbiamo scelto appositamente di non scrivere nulla subito dopo il ritorno, perché ci sembrava troppo scontato: cosa potevamo raccontare di nuovo? Effettivamente nulla, perché la nostra magnifica esperienza era appena terminata, e quello che abbiamo cercato di donare in quella terra – ma soprattutto quello che ci è stato donato – era stato già abbondantemente raccontato. Abbiamo preso qualche giorno in più per riflettere e pensare a ciò che abbiamo vissuto e a ciò che è rimasto in noi. Per questo, ora vogliamo comunicare cosa significa per noi l’Albania dopo il rientro del 13 agosto e cosa, si spera, significherà per l’intero anno con la speranza e il desiderio di ritornarvi. Abbiamo capito, e questo vale soprattutto per chi di noi era alla prima esperienza, che l’Albania non finisce in quella terra, ma rimane nel cuore, nella quotidianità, nei gesti più semplici, come nel fare attenzione a un rubinetto dell’acqua lasciato aperto mentre ci si lava i denti, come se chiuderlo fosse immensamente faticoso. L’Albania ci sta cambiando: non vogliamo azzardare a dire che questo sia già avvenuto, cambiare è difficile, ma ora c’è una luce nuova che può aiutarci a vedere tutto in maniera diversa e spianarci una strada nuova, ci sono gli occhi di quei bambini e i loro semplici gesti che ci ritorneranno per sempre alla mente, e chi di noi è quasi un veterano lo sa benissimo.
Pensando a cos’altro rimane dell’Albania, ci viene in mente il caro padre Geoffrey: con lui non è mai finita in quei dieci giorni, ma è un continuo tenersi in contatto durante l’intero anno, un amico, un fratello, una bomba di simpatia, gioia e fede con le quali sa contagiare tutti.                                                                                                
E poi rimane il nostro gruppo, il sentirsi, vedersi di tanto in tanto, sentirsi parte di un’unica famiglia perché questa esperienza non ci ha accomunato semplicemente per dieci giorni, ma lo fa per sempre… e qualcuno di noi veterano sa bene che un compagno “di Albania” non lo si dimentica mai, anche se non lo si vede per anni. Ora siamo ritornati alla nostra quotidianità, ma con una stella in più. E come dice l’inno di quest’anno:  GUARDA STELLE!! Grazie Albania!

 

di Ciro, Armando, Francesco, Rosanna, Stefania, Vittoria, Filomena, Libera, Emilia, Rosa, Vanna