Mons. Alfano: “Accogliere sempre con stupore il dono dell’Eucaristia”

La parrocchia di Nostra di Lourdes a Sorrento era gremitissima la mattina di domenica 7 giugno per la celebrazione eucaristica presieduta dal nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Hanno concelebrato nove sacerdoti. Presenti le autorità cittadine e le confraternite.
 
“Mangiare la Pasqua. I discepoli, da bravi ebrei, erano stati educati a intessere il loro rapporto con il Signore attraverso questo rito. A essere sacrificati erano gli animali per stabilire un contatto con Dio. Mangiare è un gesto naturale, è un gesto che unisce, affratella tutti i viventi”, ha evidenziato mons. Alfano nell’omelia.
 
Per gli ebrei “il segno del sangue versato nei sacrifici, asperso sull’altare e sul popolo, non era un segno di violenza, ma del dono di Dio”, ha chiarito il presule, aggiungendo che “nella Pasqua Dio si rivela, come il Dio fedele, che interviene, che ha liberato il popolo dalla schiavitù, che lo ha guidato verso la terra promessa. È un’alleanza, però, che non è sempre stata rispettata dagli uomini”.
 
I discepoli, ha affermato il presule, “attraverso Gesù hanno fatto esperienza dell’incontro con la Parola, perché la Parola si è fatta carne”. In realtà, “seguire Gesù è faticoso, i discepoli lo sanno, come lo sappiamo anche noi. La Parola risana, rimette in piedi, ma è un cammino impegnativo. Da soli non ce la facciamo, ma seguiamo Gesù grazie alla forza che ci dà il Suo Spirito”.
 
Nell’Ultima Cena, “i discepoli si siedono a mensa con Gesù. Nessuno è escluso – ha precisato mons. Alfano -. Partecipare alla mensa che Gesù ha preparato non è il premio per i perfetti, ma il dono che Dio ha preparato per tutti i suoi figli. Mettendoci a mensa possiamo anche avere la nostra condanna. Gesù mette il sigillo in questo banchetto: è il dono totale di sé per tutti gli uomini, sino alla fine dei tempi”.
 
Gesù dice: “Prendete il mio corpo”. Vuol dire: “Non state a guardare, accogliete il dono. Sono parole a cui non dobbiamo mai abituarci – è stato l’invito dell’arcivescovo -. Dobbiamo accogliere con stupore sempre più grande questo dono. Tutta la storia umana di Gesù è donata per sempre, entra in noi, nella nostra storia. È la storia di Gesù che muore e risorge e vive, molto più di prima, negli uomini di tutti i tempi. Diventiamo anche noi questo corpo offerto, spezzato, condiviso”.
 
“I discepoli mangiano alla mensa del Signore e anche noi. Così l’alleanza diventa più forte”, ha sostenuto il presule, che ha quindi chiesto: “E se la vita, dopo, non cambia per niente? Allora, dobbiamo interrogarci. Forse, significa che ci siamo chiusi in noi stessi”, ma “il dono dell’Eucaristia, alleanza nuova ed eterna, ci spinge a fare anche di noi un dono”. Il Signore “dice no al male e sì al bene”. Questo “ci spinge al martirio della verità, del servizio, del bene comune: non possiamo tirarci indietro”.
 
“Fino al giorno finale – ha concluso mons. Alfano – noi continuiamo a camminare nella speranza, nella fraternità, nei sentieri della pace della giustizia e così siamo testimoni del Vangelo, che è la Buona Notizia per tutti gli uomini e le donne del mondo”. Al termine della messa, è seguita la processione con il Santissimo per le vie della città, fino alla cattedrale.

 

di Gigliola ALFARO