Mons. Alfano: “Con Gesù la Chiesa è chiamata continuamente ad uscire”

La II Domenica di Quaresima, 1° marzo, ci presenta un passo del Vangelo di Marco:
 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Il secondo passo della Quaresima ogni anno è caratterizzato dall’esperienza dei discepoli con Gesù sul Monte. È il notissimo episodio della trasfigurazione. Vale anche per noi la stessa realtà: non possiamo accompagnare Gesù, prepararci a vivere con Lui il mistero pasquale di morte e risurrezione, senza salire sul Monte. In realtà, questa esperienza noi la facciamo continuamente, soprattutto nell’Eucaristia domenicale, perché attraverso la celebrazione eucaristica entriamo nel mistero: pane e vino vengono trasformati per noi; una comunità di persone diventa un solo corpo. La fede ci permette di fare l’esperienza della trasfigurazione. La Quaresima ci porta a questa tappa fondamentale del nostro cammino di vita. Ma c’è un rischio: più viviamo bene quest’esperienza anche noi come gli apostoli, più come loro vorremmo non spostarci più. Le cose belle piacciono: i momenti spirituali intensi sono così forti che sembrano garantirci quello che nella realtà manca. Allora, come comprendiamo la richiesta di Pietro: ‘Stiamo così bene qui, perché andare via?’. La proposta di costruire le capanne per Gesù, Elia e Mosè sembra quasi voler racchiudere il mistero, ma questo non è possibile: noi dobbiamo seguire Gesù, dobbiamo scendere dal Monte. Siamo chiamati a non chiuderci in noi stessi, a non creare gruppi, comunità, una Chiesa chiusa. Al contrario, la Chiesa con Gesù è chiamata continuamente ad uscire, come ci ricorda Papa Francesco. Dunque, una Chiesa in uscita, che è missionaria e non ha paura di seguire il Maestro anche portando la croce perché deve raggiungere la gente laddove si trova, fino alle periferie. Gesù morirà fuori della città, in periferia. Così dev’essere anche per noi. La Quaresima, dunque, diventa un momento forte di presa di coscienza: nel seguire Gesù non ci tiriamo indietro, usciamo dalle nostre paure e andiamo con Lui fino in fondo a donare la vita per la gioia del mondo”.
 
 

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