Mons. Alfano: “La riforma liturgica un grande dono, da valorizzare sempre di più”

Una settimana fa, sabato 7 marzo, è stato il 50° anniversario della prima messa celebrata da Paolo VI in italiano. “La riforma liturgica è stata certamente il frutto più concreto e più percepito da parte del popolo di Dio del rinnovamento conciliare e non poteva che essere così, perché è nella liturgia che la fede dei cristiani si esprime e lì attinge per poter poi riprendere il cammino”, spiega il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano.
 
Indubbiamente, “il dono ricevuto con questa riforma è stato immenso. Da tempo si parlava di una riforma che nulla togliesse all’impianto della grande tradizione, ma che mettesse la comunità in condizione di poter capire i segni, partecipare non solo nelle intenzioni e nello spirito, ma attivamente e fruttuosamente, come poi la Costituzione conciliare ha ricordato”. In questo senso, fa notare il presule, “il bene è stato immenso ed è stato percepito così fin dall’inizio, per la bellezza della riforma”. Secondo l’arcivescovo, “i frutti sono notevoli: ripensarli dopo cinquant’anni ci mette in condizione di ringraziare Dio e coloro che hanno lavorato a questa riforma, ma anche di guardare il cammino lungo ancora da fare perché siamo ora in una fase di stanchezza, di ripetitività, non avendo fatto venir fuori tutte le potenzialità che la riforma esigeva”.
 
Certo, prosegue, “se penso all’abbondanza della parola di Dio che viene proclamata, diffusa e conosciuta, non possiamo che ringraziare il Signore; d’altra parte, c’è tutto un lavoro da fare sulla conoscenza della Bibbia, sulla preparazione della liturgia soprattutto con i gruppi liturgici, con la formazione dei lettori, sulla cura delle omelie, sulla cura del silenzio prima e dopo l’ascolto della Parola, sulla partecipazione dell’assemblea alla preghiera dei fedeli, sulla capacità di pregare insieme, sui canti. Sono solo esempi per esprimere che c’è ancora tanto da fare, ma se ne possiamo parlare è perché il frutto raccolto in questi primi cinquant’anni della riforma è stato straordinario”. Di questo, sottolinea mons. Alfano, “dobbiamo prendere coscienza nel momento in cui ci sono stati dei giovani che sono stati attratti dal passato e ciò ha fatto anche pensare di tornare al passato, a forme antiche che forse invitavano di più al silenzio e alla percezione del sacro”. Oggi, allora, “dobbiamo andare sempre più i profondità per garantire alle nostre comunità di crescere nella fede incarnata nella storia e che trasforma la storia”.

 

di Gigliola ALFARO