Mons. Alfano: “Lasciamoci liberare dalle nostre chiusure”

Domenica 6 settembre – XXIII Domenica del Tempo Ordinario – presenta un passo del Vangelo di Marco:
 
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
 
Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Effatà. Non è una parola magica. È una di quelle parole che troviamo nel Vangelo, che ci riportano non solo al tempo di Gesù, ma anche al Suo linguaggio. D’altra parte, Dio non usa parole o gesti magici nei nostri confronti. È una parola bellissima, che ciascuno di noi dovrebbe custodire nel cuore per sperimentare questo venire di Dio incontro agli uomini. È il dono più grande che Dio ci fa. Effatà, cioè ‘apriti’. Una parola, dunque, che è un comando che Dio fa alle Sue creature. Gesù ha davanti a sé un sordomuto. È un comando che sblocca, che libera, che scioglie da impedimenti così gravi che conosciamo anche noi. Un sordomuto: una persona che non può sentire né godere la gioia di capire quanto l’altro gli comunica o i suoni che gli arrivano dal creato. È chiuso nel suo isolamento e non può nemmeno comunicare quanto porta dentro di sé. È una persona impedita nelle relazioni, nel linguaggio, nella capacità di stare in contatto con il mondo circostante. Ecco chi incontra Gesù: sembra quasi venuto apposta per questo incontro, che è descritto nei dettagli. Lo chiama in disparte, gli fa sentire la Sua presenza, tocca il suo corpo nelle parti malate e con la voce potente, Lui che è la Parola creatrice di Dio che viene a sanare e a dare vita, giunge al cuore di quest’uomo che in qualche modo ci rappresenta. È la fatica di Dio: questo sospiro profondo che viene dal Creatore e che esprime anche tutta la sofferenza che Gesù sulla croce ha offerto. Prende su di sé i nostri limiti, anche il nostro peccato, per liberarci, ridarci la gioia di ascoltare e di parlare, di entrare in relazione, di comunicare, di essere finalmente creature vive. Effatà. Abbiamo il coraggio di accogliere questo comando-invito del Signore. Non abbiamo paura di questa parola che risuona con forza. Facciamo cadere ogni remora, ogni pregiudizio. Lasciamoci liberare dalle nostre chiusure. Sperimenteremo la gioia dell’incontro, la bellezza dell’amicizia, la consapevolezza stupenda di non essere mai soli. Per mezzo di Gesù, Dio è con noi”.
 

XXIII Domenica del Tempo Ordinario 06 settembre 2015

Vangelo Mc 7, 31-37 Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Giovedì 3 settembre 2015