Mons. Alfano ai neo diaconi: “Le nostre mani siano aperte agli altri”

La nostra Chiesa diocesana è stata in festa, sabato 5 settembre, per le ordinazioni diaconali di Nello d’’Alessio, Giuseppe Cascone e Alfonso De Gregorio. La celebrazione si è svolta nella cattedrale di Sorrento. A presiederla il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano.
“Un sordomuto al centro della liturgia di questa nostra festa, solenne, gioiosa, piena di entusiasmo, di attese, di benedizioni al Signore, di amicizia fraterna”, ha sottolineato il presule. Il sordomuto è “uno che non conta, uno che non può comunicare, che non può ascoltare, uno che sta ai margini. Un sordomuto, uno del quale nessuno si prende cura, che passa inosservato, non conosciamo la sua storia”. Eppure, questo è lo “stile di Dio, che sceglie i poveri, Dio posa il suo sguardo sui piccoli, su quelli che non contano, non esclude nessuno, ma c’è un’attenzione privilegiata per loro e questa sera ci viene in aiuto questo sordomuto, che nemmeno desidera, almeno così sembra, incontrare Gesù; non lo chiede, non ha nessuna richiesta esplicita, nessuna domanda particolare da fare, non attende, non spera, è proprio l’ultimo, come tanti, anche oggi”.
Gesù avvicina il sordomuto, “gli fa sentire la sua presenza, anche fisica, la forza del suo Amore e della potenza di Dio che Egli comunica, gli fa ascoltare la sua parola”, “una parola decisiva, determinante per quest’uomo che non ha futuro e non ha speranza”. Gesù gli dice: “Apriti. Apriti alla vita, apriti, comincia a sperare anche tu. Apriti, guardati attorno. Apriti, accogli il dono di quelli che ti sono vicini, e se non sono loro a venire da te, vai tu da loro. Apriti, scopri che la tua vita non è inutile, non va sciupata, vale la pena viverla. Dio ti guarda, ti ama, ancor più ti chiama”. Dio, ha sottolineato mons. Alfano, “agisce e coloro che sono toccati dallo Spirito del suo Amore finalmente entrano nella vita. Veramente il Signore fa bene tutte le cose, è straordinario: questo sordomuto ci mette dinanzi all’agire di Dio”.
Ma come ha fatto quest’uomo a incontrare Gesù? “Non sarebbe stato mai possibile – ha avvertito il nostro pastore – se altri di cui non sappiamo assolutamente nulla, non l’avessero guardato, chiamato e portato da Lui. Che mistero. Questa è la nostra esperienza di comunità, d’incontro col Signore, nella fede”. Questa, ha detto rivolgendosi ad Alfonso, Nello, Giuseppe, “è la missione della Chiesa, questo è il ministero che viene messo nelle vostre mani e nel vostro cuore perché cresca la passione di tutta la comunità per i sordomuti, per i ciechi, gli zoppi, gli esclusi, i piccoli, i poveri, per ogni persona che porta dentro di sé, volente o nolente in un modo manifesto o nascosto, un bisogno che la rende povera, in attesa di chi si prenda cura di lei”.
L’arcivescovo ha sottolineato che “la comunità cristiana non potrebbe fare festa, invocare lo Spirito, accogliere il dono del Signore, scegliere coloro che Dio ci mette davanti come animatori della comunità, se, poi, nella vita quotidiana non portassimo gli altri a Gesù. Certo non possiamo forzare, non possiamo obbligare. Ma non possiamo neppure tacere! Non possiamo girare la faccia dall’altra parte. No! Quello che abbiamo vissuto, lo annunciamo, quello che abbiamo ricevuto, lo condividiamo”.
Facendo riferimento all’immagine scelta come icona che ha accompagnato la celebrazione – “questa tappa così determinante della vostra vita” – il presule ha osservato: “Sono le mani di Madre Teresa, che oggi ricordiamo, come grande testimone di carità e di fede, di speranza e di coraggio umile e fedele”. E come quelle di madre Teresa devono essere anche le nostre mani: “Siano mani aperte, mani che incontrano, che toccano, mani che non schiacciano, che non posseggono, mani pronte a ricevere prima ancora che dare, mani che coinvolgono l’intera persona”. Gesù, nell’incontro con il sordomuto, “emise un sospiro: sì, c’è un coinvolgimento pieno di corpo e spirito, volontà, intelletto e passione del cuore. Noi non siamo funzionari, non lo devono essere i ministri ordinati, non lo deve essere l’intera comunità cristiana, cresciamo in questa consapevolezza. Dio non fa preferenze di persone. Dio entra nel cuore di tutti e privilegia i piccoli, Dio ridà la gioia a colore che ne sono privi”. Ecco, allora, “il ministero del diaconato, così importante, prezioso, da riscoprire. Quanto ne abbiamo bisogno nelle nostre comunità perché diventiamo tutti in Cristo servitori – ha affermato mons. Alfano -. Servitori coraggiosi e umili, servitori desiderosi di non escludere nessuno e capaci di annunciare, di proclamare con la propria vita il Vangelo della misericordia di Dio”.
“Quanto stiamo per vivere – ha sottolineato l’arcivescovo – è un dono, amici carissimi, non solo per voi, lo sappiamo per noi, per le nostre comunità per le chiese da cui veniamo è un dono per la famiglia umana, oggi più che mai bisognosa di questo servizio divino”. Ma, ha ricordato, “è necessario che qualcuno si accorga e porti il sordomuto da Gesù e aiuti i fratelli e le sorelle a stabilire relazioni autentiche, vere. Apriamoci all’ascolto, apriamoci al dialogo, non abbiamo paura, non abbiate paura di spendere il tempo migliore, anche stancandovi, anche riducendo quello necessario pure per voi, all’incontro con le persone. Lì incontriamo Gesù, lì riceviamo da Gesù la gioia per essere sempre più gli annunciatori del suo amore”.

Le immagini dell’Ordinazione diaconale, la gioia e la festa della nostra Chiesa diocesana.

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Sabato 5 settembre 2015