Mons. Alfano: Anche noi siamo chiamati ad essere luce del mondo e sale della terra

Domenica 5 febbraio ci presenta un passo del vangelo di Matteo.
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
“Sale della terra e luce del mondo”.
 
Così Gesù si rivolge ai discepoli nel discorso della montagna dopo le parole indimenticabili e solennissime delle beatitudini. Sono due immagini molto forti con le quali Gesù aiuta i discepoli che lo stanno ascoltando e tutti quanti noi che entriamo in contatto con Lui e vogliamo seguirlo, a comprendere la nostra nuova condizione. Chi si mette alla scuola di Gesù è trasformato dalla sua presenza e diventa un po’ come il sale: che dà sapore, che impreziosisce, che custodisce, che tiene insieme. Sono tanti gli aspetti che si possono evidenziare in questa immagine che la bibbia custodisce e consegna, legandola fortemente all’idea della sapienza. Sale della sapienza, sale che sa cogliere il gusto, il senso, la profondità, la bellezza delle cose perché fa incontrare con Dio. Un’immagine molto forte ed impegnativa, il dono che i discepoli ricevono nella fede alla scuola del maestro è di essere un po’ come il sale e che va quindi custodito come dono, che va tenuto prezioso e che condiviso con gli altri evitando di perderlo. E se il sale perdesse il sapore? La domanda è fortemente provocatoria, non servirebbe più a nulla, sarebbe solo gettato e calpestato dai passanti. Attenzione dunque alla consapevolezza del dono e all’impegno di entrare nella nostra realtà come luce. Luce che illumina, che rischiara, che fa vedere, che orienta, che affratella. Dio è luce, Gesù dirà “Io sono la luce del mondo” ma questo dono che fa ai discepoli ci mette in una condizione nuova. Vivere Gesù, seguire il vangelo, significherà anche per noi essere luce, ricevere luce e illuminare non tanto per ilo nostro esempio ma per la presenza del Signore e la forza del vangelo nella nostra vita. Come una città sul monte, punto di riferimento, come una lampada che illumina tutti quelli che sono nella casa, essere luce nel mondo acquista per noi un valore fortissima in una realtà dove tante volte le tenebre, il buio disorientano, smarriscono e isolano. Certo, la conseguenza è un comportamento onesto, giusto, coerente, le nostre opere perché risplenda l’amore del Padre per i suoi figli.
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