Mons. Alfano: “Apriamoci a un’accoglienza autentica”

Domenica 17 luglio – XVI Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca
 
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
 
Su questo passo del Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“L’accoglienza, il servizio, l’ascolto. Quanti messaggi riceviamo da questa simpatica e intensa scenetta che l’evangelista Luca ci consegna quando ci racconta di Gesù ospite di Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro. Sì, l’accoglienza è fondamentale nella cultura antica nel popolo ebraico come di tanti altri popoli: accoglienza non per convenienza o per calcolo, accoglienza che è rispetto, incontro, addirittura apertura alla visita dall’alto che viene da Dio. Sì, nell’ospite si riconosce una presenza speciale di Dio. Accoglienza, dunque, parola così urgente, attuale, drammatica oggi per l’intera famiglia umana e anche per noi accoglienza senza paura di chi bussa di chi è disperato, di chi fugge, di chi lotta tra la vita e la morte; accoglienza per incontrare Dio.
Ma cosa impariamo da questa esperienza che Marte e Maria fanno? Loro che sono amiche del Signore tante volte hanno avuto la possibilità di ospitarlo a casa propria. Impariamo che l’accoglienza non è scontata, non basta decidere, occorre viverla in modo vero e autentico. Marta viene distorta dai servizi per presentare il meglio di sé, non solo per fare bella figura, ma per accogliere nel modo migliore questo ospite d’eccezione con il suo seguito; però, alla fine si dimentica di lui, prevale la sua ansia, mette al centro di tutto se stessa, l’accoglienza è impegnativa, per questo occorre che noi ci mettiamo da parte. E lei fa venir fuori le tensioni, si arrabbia con la sorella, rimprovera il Maestro, si sente dimenticata da tutti, non esprime più nulla di quello che portava dentro di sé. Il servizio, quello vero, ci mette completamente a disposizione degli altri. La sorella Maria ha scelto parte migliore, non quella dell’ozio o quella che la risparmia rispetto agli impegni faticosi e concreti di ogni giorno. Maria ha compreso che non c’è accoglienza senza silenzio, che non c’è accoglienza senza spazio da dedicare agli altri, che non c’è accoglienza senza ascolto prolungato e gratuito del Signore: solo se saremo anche noi capaci di ascoltare ogni giorno Dio che ci parla attraverso le parole e silenzi dei nostri fratelli e non metteremo noi stessi al centro, allora potremmo fare della nostra vita, delle nostre famiglie, delle nostre comunità spazi di accoglienza autentica gratuita dove incontrare Dio nei fratelli che hanno bisogno di essere amati da noi”.
 
 
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