Mons. Alfano: “Con l’insegnamento di Gesù, cambieremo il mondo”

Domenica 21 ottobre ci presenta un passo del vangelo di Marco:

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Che richiesta strana fanno a Gesù, Giacomo e Giovanni suoi discepoli. “Maestro noi vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”

Pensano a sé, vogliono che Gesù sia al loro servizio. Lo vogliono in qualche modo sfruttare, non gli dicono nemmeno perché. Non è questo il modo di porsi davanti al Maestro. Ma che pazienza ha Gesù con i discepoli. Domanda loro “Ma cosa volete?” e quando gli dicono la loro ambizione di sedere nel suo regno, alla sua destra e alla sua sinistra, Gesù gli fa capire che questa non è una cosa facile, proprio perché si tratta di bere al calice amaro della sofferenza. Si tratta di essere immersi in quel battesimo di sangue che è il dono della vita. Loro, generosi e spinti dall’ambizione, dicono di si: “Possiamo”. Allora Gesù aiuta a capire che anche se parteciperanno al mistero della sua passione e morte per testimoniare l’amore di Dio, sedere alla destra e alla sinistra, partecipare alla gloria, è un dono del Padre. Bisogna chiederlo ma non lo si può pretendere. Questa la lezione data da Gesù ma ancor di più la reazione dei discepoli quando si accorgono che i due hanno fatto lo sgambetto per arrivare ai primi posti. Il vangelo dice che si indignarono tra di loro. La piccola comunità che Gesù sta cercando di far vivere alla luce della fraternità, esplode. Le tentazioni, le liti, le invidie, allora Gesù li chiama e con una pazienza ancora più grande che anche con noi e con le nostre comunità, ogni giorno aiuta a riflettere. Guardatevi intorno, ci sono i grandi, i governanti, i capi, dominano. Gli altri temono perché sono loro sudditi, ma non dovrà essere così. La comunità di Gesù non è caratterizzata da chi sta in alto e di chi sta in basso che deve subire in silenzio. La comunità di Gesù capovolge la prospettiva e chi ha una responsabilità si mette al servizio e chi vuol essere grande perché chiamato dal Signore, si fa piccolo. Questo non per ingannare gli altri e ottenere quello che vuole, per amore e Gesù pone come unico modello di rapporti nella sua comunità, nella chiesa di tutti i tempi, se stesso. Impariamo da lui. Il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito. Lui si fa servo, lui dona la vita. Impariamo da Cristo, saremo felici e contribuiremo a cambiare il mondo.

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