Mons. Alfano: È l’inizio della vera conversione

Dal vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Dieci lebbrosi che incontrano Gesù.

È un incontro, come sempre nei Vangeli importante, straordinario, che cambia la vita. Questa volta sono loro che vanno alla ricerca, i lebbrosi che non potevano incontrare nessuno da vicino, lebbrosi che venivano considerati impuri erano esclusi dal contatto umano e ancora di più religioso e questi lebbrosi, che sentono evidentemente parlare di Gesù, tentano di contattarlo da lontano e gli gridano di avere pietà, lo riconoscono come maestro, avranno sentito parlare dei suoi gesti prodigiosi, delle guarigioni -abbi pietà di noi- è una supplica, che tante volte troviamo nelle preghiere bibliche ed è rivolta a Dio guarda a noi, rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, non ti dimenticare di noi e Gesù li esaudisce. Senza gesti prodigiosi, senza compiere azioni eclatanti, gli chiede una sola cosa, come prevedeva la legge ebraica, di andare dai sacerdoti lì al Tempio per verificare la loro guarigione, che non era ancora venuta, quindi gli chiede un atto di fiducia gli chiede di fidarsi senza vedere nulla, solo la sua parola e i lebbrosi si mettono in cammino.

Lungo la strada il Vangelo ci narra, senza entrare in tanti dettagli, di questo evento prodigioso -furono sanati- e dinanzi al gesto straordinario della purificazione l’evangelista si ferma su uno di loro, che riconoscendo quanto gli è accaduto mentre tutti vanno, possiamo immaginarlo contenti  di poter recuperare la vita, quasi una rinascita dovuta semplicemente all’ubbidienza ad un comando ricevuto da una persona che nemmeno conoscono bene ma hanno invocato come maestro questo unico -che era samaritano- nota il Vangelo torna indietro.

Sì perché riconosce che al centro di quello che gli è accaduto non c’è lui, la sua vita, il suo benessere, la sua felicità, c’è un altro. È l’inizio della vera conversione, quando ci si apre alla presenza misteriosa ma efficace di Dio nella nostra vita. Torna e ad alta voce loda Dio, perché riconosce questo e nient’altro la sua potenza di Amore. Si inginocchia, si prostra davanti a Gesù e ancora ringrazia, ringrazia per quanto gli è accaduto e Gesù facendo notare che dieci erano stati guariti mentre uno solo e colui che è tornato ed è uno straniero, rivolgendosi a lui pronuncia una parola straordinaria: di alzarsi, è un uomo libero, di andare, sarà un testimone e di riconoscere che è nato in lui un inizio di fede vera, non solo la purificazione, la guarigione, la salvezza, la vita piena che viene da Dio per mezzo dell’incontro con Gesù.

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