Mons. Alfano: Gesù chiede una precedenza assoluta

 Domenica 26 giugno – XIII Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca:
 
Dal vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. 
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
 
 
Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
“Una decisione ferma quella di Gesù. Va a Gerusalemme sapendo quello che lo aspetta: non è una decisione facile e difficilmente condivisibile. I discepoli dovranno seguirLo, ma imparando da Lui che cosa significa, che cosa comporta, rimanere fedeli a Dio. Gesù prende questa decisione in modo risoluto, aiutato dal suo colloquio, profondo, intimo, continuo con il Padre e aperto alla novità di un mondo che si domina attraverso la via della croce. Ed è quello che cerca di far comprendere anche ai discepoli lungo la strada; i discepoli reagiscono dinanzi a un villaggio di samaritani che non lo accoglie, vorrebbero una reazione forte anche dall’alto: invochiamo il fuoco perché siano puniti e così comprendano che cosa hanno fatto. No: non è questo il modo con cui Gesù va verso la croce. Li rimprovera fortemente perché il suo stile sarà lo stile della mitezza, della condivisione con gli ultimi, mai della violenza o della condanna. Gesù indica le condizioni essenziali, indispensabili per la sequela.
Ci riguarda tutti da vicino: non basta essere allora accoglienti, pazienti; seguire Gesù alle sue condizioni significa essere veramente discepoli che condividono con Lui la via della croce e così annunciano la Pasqua. Ti seguirò dovunque tu vada. C’è espressione più bella e più completa? Eppure Gesù ricorda a chi si dispone così ad andare dietro a Lui che il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. La radicalità è veramente totale: essere disposti a una privazione assoluta pur di rimanere con Lui. Nessuna garanzia umana, terrena; nessun riconoscimento per quanto sia legittimo: solo stare con Lui, dietro a Lui.
A chi Gli risponde, dinanzi all’appello della chiamata ‘Seguimi’: ‘Permetti che vada prima a seppellire mio padre’, Gesù chiede una precedenza assoluta, esige di essere prima di ogni affetto. Anche la richiesta di salutare i propri cari esprime ancora una volta un’esitazione. Ma non è necessario, anzi non è giusto, guardarsi indietro: prima il Regno di Dio, poi tutto il resto! Sembra veramente troppo quello che il Signore ci chiede, ma il Regno di Dio, che con Lui entra nella nostra storia può prendere tutta la nostra vita e trasformarla per essere discepoli e annunziatori anche noi del Vangelo”.
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