Mons. Alfano: “Gesù ci invita a seguirlo. Andiamo dove va Lui”

Domenica 14 gennaio ci presenta un passo del vangelo di Giovanni:
 
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
Che cosa cercate?
La domanda che Gesù rivolge ai discepoli di Giovanni che lo stanno seguendo riguarda tutti, anche noi. Tutti quelli che si mettono in contatto con Gesù e che vorrebbero proprio come i discepoli di Giovanni, seguirlo, conoscerlo, condividere con Lui parte della loro vita. Il Battista indicato come il Messia atteso, l’agnello di Dio, che viene e prende su di sé la nostra condizione, che la cambia, la riempie della vita stessa di Dio. Erano timorosi, non sapevano cosa dire, cosa fare, si sentono interpellati da Gesù perché tutti cerchiamo qualcosa, tutti abbiamo bisogno di essere aiutati. Nell’imbarazzo la loro risposta diventa un’altra domanda niente affatto secondaria: “Maestro, dove dimori?” Gesù è il maestro. Noi non sappiamo nemmeno bene cosa chiedere, cosa cercare però riconosciamo in Lui il maestro della nostra vita. Ciò che conta per noi, prima ancora di quello che ci dirà è di stare con Lui, di essere dove è Lui. Quindi conoscere la sua abitazione fu la loro richiesta, esaudita da Gesù. “Venite, vedrete”. L’invito è a seguirlo, l’invito è ad andare dove va Lui. Un incontro, il primo che vissero i discepoli, che segnò la loro esistenza. Non lo dimenticheranno mai più. Persino l’ora, raccontata a tanti e riportata nel vangelo, erano circa le quattro del pomeriggio, l’ora decima. L’ora in cui questo incontro con Gesù diventa vero, pieno, definitivo, l’ora che apre prospettive nuove. Uno dei due appena incontra il fratello Andrea che incontra Simone, non può dirgli quanto è accaduto. Non è un incontro superficiale, dettato dall’entusiasmo del momento. È l’incontro molto profondo, che anche per noi deve significare una relazione vissuta nella quotidianità, approfondita con gioia, ma anche condivisa. Quando Gesù, davanti a sé Andrea, con il fratello Simone, lo guarda, lo accoglie, lo amo e lo chiama Pietro che significa roccia. L’incontro con Gesù ci trasforma, ci fa conoscere il disegno di Dio su di noi e ci rende disponibili a seguirlo per sempre. 
 
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