Mons. Alfano: “Gesù è il cibo che sfama tutti noi”

Domenica 22 luglio ci presenta un passo del vangelo di Marco:

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
Gli apostoli tornano da Gesù dopo la missione da Lui ricevuta.
Tornano contenti, pieni di gioia, entusiasti, sento il bisogno di raccontare al maestro tutto quello che è successo. Hanno toccato con mano la potenza del regno di Dio. Tutto questo perché si sono fidati di Gesù ma la gente non gli lascia il tempo. Sono lì, vanno, vengono. L’evangelista Marco racconta di questi momenti di grande successo, la folle ha bisogno di stare vicino a Gesù. Non gli davano nemmeno il tempo di mangiare. E’un’annotazione che potrebbe sembrare secondare ma non lo è. Gesù è il cibo che sfama le persone. I discepoli devono fare i conti con il loro bisogno di confidare a Lui quanto hanno vissuto e con l’esigenza di folla. Ma Gesù non vuole metterli da parte, così fa anche con noi e chiede che possano seguirlo per vivere un tempo di tranquillità, di pace, di intimità con Lui in un luogo deserto, da soli. E’ importante stabilire anche per noi,m un rapporto diretto, personale, con il Signore per raccontare a Lui quanto viviamo, sperimentiamo, i frutti del regno nella misura in cui ci fidiamo di Lui e ci lasciamo guidare dalla sua parola. Ma l’evangelista non si ferma qui, potrebbe sembrare una scena ideale, quasi perfetta. Quando passano dall’altra riva la gente se ne è accorta e sono andati ancora più numerosi e Gesù vede tutta quella folla. Potrebbe infastidirsi, sono saltati i programmi di attenzione ai discepoli e invece no. Quasi dimenticando i discepoli, si dedica totalmente a loro. Si commosse, li vede come pecore senza pastore. Erranti, bisognosi di una guida, di una parola tenera e ferma. Necessità profonda che c’è nel cuore di ogni persona di tutto il popolo di Dio, anche oggi, dell’intera umanità. Essere accompagnati, ascoltati. Stette con loro. I discepoli non vengono così trascurati. Imparano che si va da Gesù, nella misura in cui si è aperti agli altri. Non è possibile nemmeno per noi un incontro con il Signore che riempie il nostro cuore. A volte riduciamo la fede a “Mi sento bene”, “Mi fa stare bene”, “Mi ha rallegrato il cuore”, tutto ciò è importante nella misura in cui ci apriamo ai fratelli soprattutto a coloro che vengono a infastidirci, a rovinare i nostri piani. Esigono una dedizione totale, come Gesù perché il pastore è venuto per tutte le sue pecore.

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