Mons. Alfano ha aperto il Giubileo in diocesi

 “Abbiamo aperto anche noi la Porta della Misericordia ed è iniziato il Giubileo di quest’Anno straordinario per la nostra Chiesa diocesana, come per tutte le Chiese del mondo”. Lo ha sottolineato il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, sabato 12 dicembre, nell’omelia della messa che è stata celebrata dopo l’apertura della Porta Santa nella concattedrale di Castellammare di Stabia. Alle 18 c’è stato il raduno a piazza del Gesù da dove è partita la processione fino in concattedrale. Accogliendo l’invito di Papa Francesco, “con consapevolezza con gratitudine”, ha affermato il nostro pastore, “siamo passati anche noi attraverso la porta che è Crisro, in questo momento di grande intensità, comunione e gioia”. Per il presule, “è sempre gioia per i figli sperimentare l’amore del Padre, ma in quest’Anno dobbiamo vivere ancora più intensamente la Gioia del Signore badate, non tanto la nostra, non prima di tutto la nostra, la Sua come ci ha ricordato il profeta. Noi gioiamo sì e no, Dio gioisce pienamente, esulta di gioia, grida di gioia per noi, tanto ci vuole bene. Come ha ricordato, nella prima catechesi dell’Anno giubilare, Papa Francesco citando Sant’Ambrogio, Dio ci ha creati addirittura per questo, per la gioia di poter amare noi sue creature, fragili, deboli, bisognose di perdono, appunto, di misericordia”.
 
Mons. Alfano ha invitato, quindi, a vivere bene quest’Anno giubilare, “nella gioia che Dio ci dona e facendoci aiutare dal Signore che ci parla. Ci siamo messi in cammino, guardando a Gesù, avendo come unico punto di riferimento, lampada nel buio, fuoco nel freddo, la Parola del Signore”. Durante il Giubileo occorrerà intensificare l’ascolto della Parola di Dio “per essere anche noi capaci di uscire per stare con la gente”. Perché “se noi siamo entrati attraverso la porta è perché noi possiamo poi dopo uscire incontro al Signore; il dono della sua Parola ci mette in condizione di andare in fretta, insieme a Maria con entusiasmo, incontro agli altri”. Ma, ha avvertito l’arcivescovo, “uscire significherà non andare solo dove ci piace o con chi abbiamo più contatti e siamo gratificati. Andare ovunque, andare a cercare quei luoghi, quelle situazioni, quelle realtà, quelle persone escluse, per le quali non è stata ancora aperta la porta”. non solo: “Se non usciamo, non vediamo, non comprendiamo concretamente l’opera di Dio che ci precede”.
 
Uscire per fare cosa? “Uscire per portare ciò che abbiamo ricevuto, dunque per annunciare non una parola nostra, non una strategia nostra o un’organizzazione in cui siamo stati bravi; noi andiamo ad annunciare Gesù, noi andiamo ad annunciare la misericordia del Padre”‘ di un Padre che non condanna, ma perdona e riunisce tutti i suoi figli. Per annunciare questo Dio misericordioso, “non basteranno le parole, ma lo diremo noi con la nostra presenza; con i gesti riusciremo a riempire i cuori, le case, le famiglie, i rioni, le citta, questo territorio, questo mondo del semplice, straordinario annuncio: Dio ha revocato la condanna, ti perdona, ti ha già perdonato, è possibile anche per te, anche per voi un nuovo inizio!”.
 
Questo, ha evidenziato mons. Alfano, “è il Giubileo: una vita nuova. Ci commuoviamo, non per quello di cui siamo capaci, ma per quello che Dio fa: non possiamo tacere, dovremo annunciare, trovando tutte le modalità, i linguaggi, i segni, i gesti concreti. Ma come annunciare? Occorre partire da una consapevolezza: “Il Signore abita in mezzo a noi, è l’Emmanuele, il Dio con noi. Ha scelto questa come sua casa, il tempio che ritorna a risplendere questa sera e ci emoziona, ce lo ricorda, ma la casa che Dio ha scelto sono le nostre case, le nostre strade, i nostri paesi, le città, è questa terra, tutta la terra, la casa del Signore di cui dobbiamo prenderci cura, come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’. Abitiamola anche noi questa terra, l’annuncio deve essere fatto non da distanza notevole, ma stando vicino, condividendo tutto, impariamo di nuovo ad abitare i territori, le situazioni, gli ambienti senza escludere nessuno, senza giudicare perché Dio non giudica, senza condannare perché  Dio non condanna”.
“Abbiamo scelto questa possibilità di abitare il nostro territorio – ha ricordato mons. Alfano – per l’anno pastorale liturgico da poco iniziato, ma che stasera inauguriamo ufficialmente, ricordando la parola del Risorto ai discepoli di aspettare lo Spirito restando in città”. Una scelta certamente non facile, ma che “ci aiuta a crescere perché abitare significherà anche educare alle cose belle”, nelle varie situazioni della vita culturale, sociale, artistica, economica, politica. “Siamo dentro una realtà difficile, ma il Signore mette in noi una forza incredibile”, ha affermato il presule citando itinerari per i ragazzi, per i giovani, per gli adulti, per le famiglie, per gli anziani, per gli ammalati, per le persone sole e abbandonate. “Saranno – ha anticipato – itinerari educativi che restituiscono la dignità di esseri umani, di figli di Dio”.
 
Mons. Alfano ha indicato tre opere segno che coinvolgeranno tutti in questo Anno giubilare: la formazione socio-politica, i giovani attraverso il Progetto Policoro, l’accoglienza dei migranti. Ma non solo: “Il Papa ci ha ricordato che non basterà individuare i luoghi del Giubileo e aprire le porte sante; c’è un luogo nascosto che neanche noi dobbiamo dimenticare: le carceri. Ci sono tanti nostri fratelli e sorelle a cui va stasera il nostro saluto e la nostra preghiera; io ho chiesto ai sacerdoti con me di impegnarsi in prima persona in quest’anno. C’è speranza anche per voi carissimi fratelli e sorelle detenuti, privati momentaneamente della libertà per i vostri sbagli. Dio guarda anche a voi”. Domenica 13 dicembre l’arcivescovo ha aperto la porta santa nella cattedrale di Sorrento, dopo un momento di preghiera nella basilica di Sant’Antonino e una processione fino alla cattedrale.