Mons. Alfano: il Papa va incontro a ogni persona evangelizzando

Una giornata intensa con tanti incontri, fatti di sguardi, oltre che di parole e gesti. Così è stato sabato 21 marzo, quando Papa Francesco è stato in visita pastorale a Napoli, dopo aver sostato in preghiera a Pompei. Uno dei momenti culminanti è stata la messa celebrata a piazza Plebiscito insieme con tutti i vescovi della Campania. C’era, ovviamente, anche il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano.
“Il primo aspetto da sottolineare – ci dice mons. Alfano – è l’incontro del Pastore con il popolo, che rimanda al centro della nostra fede – l’incontro di Gesù con gli uomini – e alla missione della Chiesa, perché solo attraverso l’incontro si comunica il Vangelo: un incontro fatto di sguardi, gesti e parole forti. Il Papa ha condiviso una giornata intera con la Chiesa di Napoli, ma la presenza dei vescovi campani, anche di molti emeriti, ha dato un respiro più ampio. Il Papa ha scambiato una parola con ognuno, anche se i tempi erano ristretti”. Con il nostro arcivescovo ha scambiato qualche parola su una città che gli è cara: “Il Pontefice ha Castellammare nel cuore: ha ricordato la vicenda familiare della zia e ha citato la Fincantieri. Io gli ho confermato la nostra vicinanza di affetto, di comunione spirituale e anche di condivisione di questa missione che si fa sempre più concreta e forte nella Chiesa e per il mondo”.
A giudizio del nostro pastore, “l’incontro indica anche uno stile di vicinanza mostrato dal Papa, non in modo chiassoso, ma eclatante, in tutti gli interventi della giornata. Un altro aspetto da ricordare è la capacità di parlare al cuore delle persone senza cadere nel populismo né nella superficialità. Il Papa ha parlato tenendo presente la realtà dell’uomo e della nostra condizione, che ha mostrato di conoscere da vicino. Ci sono delle dinamiche nel cuore dell’uomo che sono le stesse ovunque e alcune esperienze che ci caratterizzano: i problemi sociali, le difficoltà dei giovani, una pastorale non sempre pronta a uscire andando incontro alle esigenze degli altri. Le parole del Papa hanno fatto vedere come può essere vera la passione per l’uomo, che consente al Vangelo di abbattere ogni barriera”.
“Noi vescovi campani – aggiunge mons. Alfano – abbiamo condiviso la celebrazione eucaristica, che è stato un momento di festa di popolo, ma anche di intensa preghiera. Durante la celebrazione il Papa era assorto e in preghiera. È questo è stato il messaggio più grande della giornata, insieme alle parole toccanti dell’omelia, all’appello ai sacerdoti, all’invito alla conversione rivolto a criminali e camorristi, all’annuncio della misericordia di Dio da avere come stile,alla fede che sta a fondamento di un rinnovamento grande”.
L’arcivescovo pone l’accento, poi, su un aspetto in particolare: “L’attenzione alle singole persone. Anche, ad esempio, nel confronto pomeridiano con i giovani e gli anziani, è restato un dialogo diretto: sembrava quasi che gli altri non esistessero più, ma proprio questo ha consentito che ognuno abbia sentito quelle parole come indirizzate a se stesso. Questa non è una strategia comunicativa, ma una scelta che nasce dal Vangelo: vale la persona; non c’è una massa, ma un popolo di persone, ognuna con la sua individualità, pronta ad aprirsi all’altro”. È uno stile che colpisce positivamente: “Anche a noi viene chiesto come Chiesa locale di conoscere i problemi, quelli che riguardano anche il nostro territorio. Durante la visita del Papa sono stati citati il problema della mancanza di lavoro, la richiesta di occupazione e il modo di comportarsi di alcuni datori di lavoro, che danno pochissimo per molte ore di lavoro. Su questo il Papa è stato esplicito: chi ragiona così non è cristiano. Sono questioni di fondo che non si risolvono semplicemente, perché riguardano situazione complesse, ma che rimandano a uno stile coerente e a una revisione di tanti comportamenti”. Mons. Alfano fa notare, poi, che di fronte a queste realtà “alla Chiesa non viene chiesto semplicemente di denunciare, perché chi denuncia potrebbe sentirsi a posto con la coscienza. Invece, il Papa ci indica altro: la Chiesa mentre denuncia si autodenuncia, perché confessa il suo peccato. Il discorso ai preti e ai religiosi è stato fortissimo su tanti aspetti che possono essere carenti. Allora, evangelizziamo da evangelizzati e, soprattutto, entriamo in un rapporto diretto con le singole persone, senza escludere nessuno”.

 

di Gigliola ALFARO