Mons. Alfano: Il Signore anche trovandoci vuoti ci dona ancora una possibilità

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Un fatto di cronaca, così il Vangelo ci immette in questa cappa del camino quaresimale nella storia che Gesù ha vissuto con la sua gente e nelle reazioni. Un fatto violento, una ribellione finita nel sangue, Pilato intervenuto ha fatto uccidere quei Galilei che si erano opposti a lui. La scena è stata raccapricciante la gente si domanda che cosa avranno fatto di male per essere stati puniti da Dio in questa forma -il loro sangue con il sangue degli animali- e Gesù prende posizione. Non bisogna leggere in questa forma quasi che Dio intervenga e sia la causa della disgrazia, ci sono tante vicende come quell’altro a cui lui fa riferimento una torre che cade mentre stanno lavorando e uccide delle persone. Non dipende da Dio, non è lui la causa. Prende spunto Gesù da questi fatti violenti o dalle disgrazie per ricordare a tutte le persone, che lo ascoltavano e a noi che siamo in cammino verso la Pasqua, che la nostra vita con quanto succede è un continuo andare verso di Lui lasciandoci coinvolgere in un cammino di conversione “se non vi convertite”.

Non è una minaccia, le vicende che accadono non sono qualcosa che devono suscitare terrore o paura, al contrario eventi lieti e tristi ci mettono dinanzi alla nostra vita, alla sua precarietà, tutto ci spinge a una conversione, a un cambiamento di mentalità. Non attribuiamo a Dio quella che è una vicenda umana che hai in noi la sua responsabilità più diretta. Dio invece nei nostri confronti è paziente, come la parabola che lui poi racconta, che ci mostra questo vignaiolo che dinanzi alla decisione di tagliare l’albero di fichi che non porta frutto, dopo tanto tempo che sia è atteso, Il vignaiolo dice -aspettiamo ancora un altro poco, io mi darò da fare farò tutto quello che è necessario, perché possa portare frutto- che bello così fa il Signore con noi, anche avendo atteso, anche trovandoci senza niente vuoti nelle mani ci dà ancora una possibilità la nostra vita e il nostro tempo che viviamo come questa Quaresima è l’occasione che Dio ci offre perché portiamo frutto uniti a Lui perché spinti dalla sua parola e dal dono che Egli fa di sé stesso sulla croce possiamo aprire anche noi la nostra vita a lui donandola ai fratelli.

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