Mons. Alfano: “Incontriamo il Risorto se accettiamo di stare con gli altri”

Domenica 3 aprile – seconda Domenica di Pasqua – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
 
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
 
Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Nella seconda Domenica di Pasqua emerge la figura di Tommaso. Il suo rapporto con i discepoli è particolare: dovrebbe accogliere la loro testimonianza; hanno incontrato il Risorto, hanno mangiato con Lui, hanno ricevuto da Lui la parola del perdono, è la missione di portare a tutti la gioia della fede con la forza dello Spirito che è stato effuso abbondantemente su di loro. I discepoli sono cambiati: Pasqua è l’inizio di una vita nuova. Tommaso deve recuperare una relazione con i discepoli che in qualche modo è venuta meno, ma soprattutto deve aprirsi alla fede. Tommaso fa fatica perché avverte un’esigenza legittima: vuole fare esperienza, vuole incontrare, vuole vedere, vuole toccare. Tommaso diventa così l’emblema di ogni persona che ha bisogno di incontrare personalmente Colui che può riempire la sua vita di senso nuovo. Ma non è questa la Pasqua? Allora, non è un dubbio che separa, che isola, che chiude quello di Tommaso, è il bisogno di uscire da sé per andare incontro al Signore.
 
L’unica condizione richiesta affinché Tommaso possa aprirsi all’incontro con il Risorto è quella di ritornare con gli altri. Come il Vangelo ci ricorda, venne di nuovo dopo otto giorni il Risorto a porte chiuse e Tommaso era con loro. Com’è bello: incontriamo il Risorto se accettiamo di stare con gli altri, se ritorniamo nella famiglia in cui il Signore ci ha posto come fratelli, se ci riconosciamo gli uni gli altri come amici e come compagni di viaggio. È l’esperienza della Chiesa. È lì che Tommaso finalmente incontra il Signore che si mostra a lui, che si fa vedere e gli offre la gioia del perdono. Tommaso, come gli altri, sperimenta la misericordia infinita, inimmaginabile, tenerissima di Dio, la misericordia del Padre che in Gesù si fa vicina. ‘Vedi, tocca, metti il dito, entra nelle mie ferita, sperimenta che attraverso la potenza della mia risurrezione, tu sei perdonato, sei rinato, sei amato per sempre. Questa è la fede che ti rende mai più incredulo, ma testimone della vittoria della vita sulla morte e dell’amore di Dio sulla miseria degli uomini’”.